Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

quindicina con un'area di •iOO eltari) di Augusta, Priolo, Pachino e Marzamcni in provincia cli Siracusa {una salina esiste pure nel capoluogo) e eia quelle di :rrapani. Le statistiche ufficiali riguardanti lr, produzione delle saline siracusane c!fmno la cifra di 22.000 tonnellate. E' utile sapere che il 1·cddito nello dello insieme dell'industria estraltiva siracusana (di cui le saline rappresentano, se si eccettua l'asfalto, una buona parte) è stato di 60 milioni nel 1962 e di 460 nel 1959. Trapani possiede, al sud della città in direzione rii Marsala, una unita «zo– na» che comprende le principali saline della Sicilia; la produzione del sale è una delle più importanti. ,;;encn la prima, fra le indu~trie tradizionali del Tra– panese. «L'emersione della pialtaforma del litorale e il gran vento favoriscono in questa zona l' e\'aporazione - scrive Renéc Rochcfort nel suo libro Le travall cn Sicilc. E continua: «TI paesaggio desolato e pittoresco non è variato da secoli. Mosse dai mulini a vento, sono sempre le vecchie ,;;pire di A1·chimi;;de che fanno passare l'acqua in vasche di più in più salate e cli ~olore di riti in più rossastro (a causa delle pianti;; e degli animali che vi prosperano). E' sempre lo stesso odore di pu– ::-efazione. sono sempre gli stessi canti dalle parole diventate incomprensibili degli operai salinai, la cui pelle rugesa è cotta dal sale ç dall'implacabile river– bero. l salinai lavorano ancora, in numero di c-irca 1.200, quattro mesi d'estate. Gli uni mettono il sale in piccoli mucchi, gli altri lo trasportano in ceste di 25 a 30 chili caricate sulla spalla. Pagati a cottimo, questi ultimi si danno ad una corsa quasi epilettica lungo le strelte passarelle delle saline. Ci sono quelli che caricano il sale sulle barche e che, per una serie di stretti canali, lo trasportano verso Trapani o Marsala; quelli che puliscono i bacini; quelli che, alla fine della stagione d'esta1e, coprono di tegole il sale non spedito, agglomerato in enormi mucchi - un tempo, si lasciava bagnare tutlo l'inverno dalla pioggia perchè fosse più duro. Meno spesso che un tempo, i salinai dormono sul pos10 nei ri• fugi a fianco della casella del «curatolo» della salina, questo invece si occupa sempre tutto l'anno, cnn i membri della sua famiglia, a sorvegliare i bacini» {pag. 233). Come si vede, in Sicilia non è neppure arrivata una parte della possibile meccanizzazione che è st::lla i·ealizzata nelle saline continentali per la raccolta ed il Lrasporto del sale. Tanto meglio se i posti di lavoro così conservati, in una regione colpita dalla disoccupazione e dalla sottoccupazine, fossero normalmen– te rimunerati, ma ciò non è purtroppo il caso. Resta il salgemma. Fino al 1952, la produzione di salgemma era concentrata nella provincia di Agrigento la quale dava (dati del 1939) 32.000 tonnellate annue, contro 7.500 per la provincia di Caltanissetta e 85 per quella di Enna. L'estrazione avviene, nello Agrige,ntino, in tre ·importanti bacini: Racalmuto (dove si sono scoperti pure importanti giacimenti di sa!i potassici), Cammarata e CatLolica Eraclea. Si trat• ta di un salgemma di ottima qualità, contenente il 96% di cloruro di sodio, che 413

RkJQdWJsaXNoZXIy