Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

La rcaliz.z<.1Òone della dignità umana, a cui presumibilmente noi tutti aspiria– mo, dipende dal riuscire noi a trovare il modo di rendere la nostra volontà signifìcatirn nel mondo. Essere ben nutriti, trattati non peggio di chiunque ,,ltro, qmilifìcati a dire qualunque cosa desiJcriamo dire, ma non avere voce in capitolo ne! e sul mondo a cui si appartiene, significa essere sensibilmente meno che completamente umani. In verità, una volontà perviene ad esistere solo in tanto cd in quanto sia esercitata comretamente; può infatti esistere una pscudu-libertà in cui nulla è proibito p..:rchè nulla è desiderato. (Ciò è risaputo - ed è già in grado notevole la nostra condizione). Ma, inoltre, alla burocrazia, <;ocialista od altro, fa riscontro (sgorga da e crea) una condizione umana in cui le p::rsone sono individu.:tlmente nulla, la società è una colle– zione di d31i statistici, non vi sono valori ma soltanto efficienze e quantità e forse non c'è letteralmente alcun valore e i modi cli vivere sono determinati dalla logica formale dell'Organizzazione' Sociale priva di fini e quindi incon– sapevole. (Senza dubbio il ragionamento avrebbe necessità cli maggiore spazio, ma, comunque, usualmente e senza far caso alle sue implicazioni politiche, esso è stato fatto molte volte e da molta gente). Torniamo al cas() cli Cuba. Ritengo che vi sarebbe da dire che i cubani hanno forse raggiunto un più alto grado di eguaglianza e di giuslizia e di cooperazione di quel che non esista oggi in altre parti de! mondo. Ma questo successo non deve essere confuso con ciò che è stato chiamato socialismo libero (od altra consimile denominazione), perchè esso è fondamentalmente paternalistico, aristocratico e (in quanto tale) autoritario, ed il popolo non è libero (in quanto anche l'eguaglianza e la giustizia sono gravemente qua– lificate). Non ho lrovato alcuna prova di una direzione, per cui la società cubana esistente possa dirsi contraria al principio clcll'autorit1rismo, e non mi uni1·ò a Oavc Dellingcr per invocare missionari ~a Cuba fino a quando io non avrò conoscenza di ciò. Se ho compreso correttamente Dave, il prima– rio gruppv di lavoratori viene spesso auto-amministrato nella sua organizza– zione di lavoro, in conseguenza della eliminazione del padrone capitalista o del capo, dell'agente del proprietario o della corporazione (non è ben chiaro per me fino a qual punto il padrone capitalista sia stato sostituito da un agente dello Stato); ma questo, per quanto segni un miglioramento, non affronta il problema centrale. Dovremmo aggiungere: che il sistema esistente è per sua natura instabile, e che tanto la disposizicnc ideologica dei leadcrs, quanto le tendenze sociologiche sono rivolte verso la preservazione delle esistenti di~ stinzioni tra governanli e governati, distinzione che prevedibilmente sarà ir– rigidita col passare della prima Aristocrazia; che la speranza per l'avvenire del popolo cubano consiste nella manifestazione (improbabile, temo) di una co– <;ciente richiesta per la realizzazione del controllo popolare dell'economia, per il decentrarna::!nto del potere, per l'orientamento dell'educazione a questo fine per il ripensamento delle concezioni organizzative industriali-economiche e s~ciali (Anche ammettendo che i concetti del diciannovesimo secolo sul « controllo– operaio» stanno diventando antiquati per la 11ostra tecnologia - benchè que– sto non sia ancora il caso di Cuba - dobbinmo quindi trovare un grado di cooperazione sociale tale da permettere all.:i gente di continuare ad esistere 399

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