Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

Dico questo pcrchè mi appoggio soprattullo sulla comune psicologia dei non anarchici. Difatti quello che c'impedisce un più aperto colloquio con le masse operaie, tra l'altro e non ultima, è una barriera psicologica, la quale solo appa– rentemcn1e si presenta come un os1acolo facilmente superabile. Le masse lav0- rntrici, a proposilo o meno, intendono avere anche un ruolo Politico ollre che economico, menlre gli =-inarchici si presenterebbero come gli «esistenzialisti» della politica, come quelli che vogliono superarla tentando di starsene sempre piì.t lontani da essa; così come l'esistenzialista filosofo tenta di superare il mon– do in atto creandosene uno per conto proprio. Le masse lavoratrici quando, ad esempio, ripongono la loro fiducia nei sindacati, di solito non comprendono che tale fiducia è l'espressione di un « minimo sforzo». Oppure, anche se in qualche modo sono coscienti della debo– lezza sindacale (quanto alle migliorie ottenute. inevitabilmen1e e per la stessa natura delle strutture sociali imperanli, segue sempre un particolare o generico aumento del costo della vita), ritengono tuttavia che, senza tale istituzione, i padroni se ne approfitterebbero ancor di più. E anche questa opinione non ha del tutto torto; poichè in essa è implicita la ragione che non è possibile fare una rivoluzione all'anno. Le rivoluzioni si compiono solo nei momenti più cru– ciali o pili disperati della storia; e, d'altra parte, problematiche anche quando sono necessarie (in quanto spesso finiscono col ristabilire, sotto altre forme e sotto altri nomi, ciò che hanno abbattuto) se non esistessero le prodigiose forze del lavoro, le quali, indipendentemente da ogni politica e nonostante tutte le tragedie, riescono sempre a salvare l'umanità, o, almeno, si può dire che finora l'hanno salvata. Per questo, penso che sono state le stesse contingenze ad imporre una pri– ma tappa di compromesso coi possessori dei mezzi di produzione. In fondo è sempre istintivo, e in un certo senso inevitabile, accettare I'• aspetto,. di una vittoria nel presente anzichè la promessa di una felicità alquanto rutura. Non si tratta di scusare certe rinuncie o certe pusillaminità, ma solamente di com– prenderle. rn un certo momento storico, è sempre diflìcile distinguere ciò che è dovuto al p;-ogresso della ternica In quanto tale, da quello che cITcttivamente si può chiamare progresso umano. Questo, erroneamente, spesso viene attri– buite al «miglioramento,. della politica o dei diritti civili. In realtà., se si sta un po' più bene di una volta, è quasi esclusivamente per merito del lavoro; ma tale merito, purtroppo, non è sufficiente per salvare l'umanità.. Questo non è ancora chiaramente compreso dalle masse operaie; paichè ritengono che la politica, nonostante tutto, passa sempre essere una via di salvezza. E in parti– colare potrà anche esserla, però non per sua virtù esclusiva, ma pcrchè gli eventi finiranno col metlerla con le spalle al muro; e, in mancanza di meglio, sarà. disiderabile anche tale circostanza. Si direbbe, a prima vista, che l'esperienza storica o sociale in genere, dovrebbe premere molto in favore delle idee libertarie: quanti secoli di tragiche esperienze occorrono perchè l'uomo si convinca che diverse «fondamentali,. 263

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