Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

atto ncc.!ssario. Mai scop1·irete l'atto che conferisca carattere di libertà al com– plesso. E se anche pote$:,,e trovarsi, :,,arehbc una contraddizione con la sua stes– sa natura. Un'altra opinione che rigua1·da J'ipot~si dell'autodeterminazione, è quella che lo spirito non è necessariamente inclinato in un senso o in un altro, in virtù dei movimenti che si offrono davanti 3d esso, per la chiarezza o l'incertezza con cui quesli moven\i sono conosciuti, nè per il temperamento o carattere che costumi anteriori hanno gcn~rato; bensì, grazie ad una attività inerente allo stesso, lo spirito è egualmente cap: :i.ce di agire in un modo o in un altro, pas– sando da uno stato anteriore di indifferenza ad una determinazione. Che specie di attività è mai questa che è egualmente disposla ad ogni gene– re e.li azioni? Supponiamo una porzione cli materia dotata di una particolare propensione al movimento. Questa propensione la spingerà a muoversi in una direzione clctcrminata, nel qual caso donà continuare a muoversi costantemen– te in quella direzione, a meno che non sia trat:enuta da una for.ta esterna. Op. pure tenterà a muoversi egualmente in tutte le dir~zioni, nel qual caso la risul– tante sarà una perpetua immobilità. E' tanto evidente l'assurdo di una simile conclusione, che i fautori della libertà intellettuale han cercato di modificarla, introducendo un distinguo. • 11 movente - dicono - l' certamente l'occasione, il sinc qua non della volizione, però manca di potere per obbligare la ,;tessa. La sua influenza dipende dalla li– bera ed incondizionata accettazione da parte dello spirito. Tra considerazioni e moventi opposti, lo spirito sceglie quella che gli piace e, mediante la sua scelta, può mutare il movente apparentemente più debole ed insufficient nel più for– te». Ma questa ipotesi è eccessivamente inadeguata al proposito che la ispi,·ò. I mo\·enti debbono av~rc una influenza ncce:ssaria ed irresistibile o non avere innuenza di alcuna specie. fnoltrc, in primo luogo, de\'e ricordar!,i che il fondamento, o la ragione, di ogni fatto, di qualsiasi natura, dev'essere contenuto nelle circostanze che prece• cedettero dello fatto. Lo spirito vicne supposto in uno stato iniziale di indiff~– rcnza e, consegucntemcn1e, non può essere considerato come fonte prima di u– na decisione particolare. Abbiamo un movente da una parte ed un altro mo– \'Cnte dall'altra e, ira i due, si trova la vera facoltà di scelta. Ma dove esiste tendenza alla scelta, esistono diversi gradi di questa tendenza. Se i detti gradi sono cquival.!nti, la :-.celta non può verificarsi: equivale a porre pesi uguali in ciascuno dei due piatti della bilancia. Se uno di essi possiede maggiore peso dell'altro, è certo che il primo prevarrà. Quando due oggetti si equilibrano re– ciprocamente, l'eccesso di peso che si getta in uno dei piatti, per piccolo che .sia, è l'unico che entra alla fine in considera.done per solleci1are in un senso l'indice della bilancia. In secondo luogo, de\'e aggiungersi che, se il movente non possiede una in– fluenza necessaria, è completamente superrluo. Lo spirito non può scegliere prima un determinato movente e poi elud..:re le sue conseguenze, giacchè, in questo caso, la preferenza spellerà sempre alla volizione iniziale. In re.iltà, la 307

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