Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965
lo spirito, o di qualche fallo straordinario che lo modifica. Se non esistesse que_ sto rapporto primitivo ed essenziale tra moventi ed azioni e - ciò costituisce una branca particolare di questo principio - tra le azioni passate e le azioni future dell'uomo, non esisterebbe nulla di simile al carattere, nè la possibilità di dedurre ciò che gli uomini potranno diventare, tenuto conto di ciò che sono :;lati. Da questa stessa idea di rapporto necessario nascono tutti i piani politici, mediante i quali gli uomini tracciano una determinata linea di azione diretta a prerlominare sui loro simili ed a mutarli in istrumenti dei loro particolari pro.. positi. Tutte le arti della cortigianeria e della lusinga, la speculazione sulle pau– re e sulle speranze degli uomini, partono dalla supposizione che lo spirito sb sottomessQ a certe leggi e che, conseguentemente, se saremo abbastanza abili e costanti nel maneggio delle cause, gli -effetti dovranno prodursi inelullabilmen– te. Infine, l'idea di disciplina morale procede egualmente da questo principio. Se esorto, se stimolo una perrnna, è perchè credo che questi stimoli possano in– fluire sulla sua condotta. Se premiamo o castighiamo qualcuno, sia col proposi– to di correggerlo oppure a titolo di esempio verso gli altri, è perchè ci sentiamo inclinati a credere che ricompense e castighi posseggano la virtù di influire sui sentimenti e sulle azioni degli uomini. C'è solo un'obiezione concepibile contro la deduzione di queste premesse per la necessità delle azioni umane. Può sosténersi che «anche quando esiste un effettivo rapporto tra moventi cd azioni, questo rapporto non è, tuttavia, cli na– tura precisa, e, per conseguenza, lo spirito possiede una possibilità di azione ine- 1·ente a se stesso che gli consente di sciagliere a piacere il detto rapporto, Così, ad esempio. quando espongo argomenti e ragioni al mio simile, col proposito di indurlo a mantenere una certa condotta, è evidente che faccio ciò con una certa speranza di successo, ma non mi sentirò molto deluso se i miei sforzi non otterranno l'effetto desiderato. Preventivamente opero una riserva su una certa possibilità di libertà, che suppongo che il mio simile possiede, la quale alla fine è capace di opporsi ai propositi meglio concepiti». Questa obiezione però ncn riguarda precisamente il caso dello spirito. Av. viene esattamente la stessa cosa con la materia. Conosciamo soltanto una parte delle premesse e, conseguentemente, possiamo solo pronunciarci dubbiosamen– te sulle conclusioni. Un esperimento fisico, il quale sia stato compiuto cento volte con successo, pl1Ò fallire in un tentativo successivo. Che cosa però dedur– rà da questo fatto lo sperimentatore? Certamente non altribuirà il fallimento ai suoi alambicchi cd ai suoi materiali, giacch(' essi non dispongono di una li– bertà di scelta che permette loro di deludere le previsioni meglio fondate. Nep– pure potrà dedurre che J;i rel:lzione tra causa ed effetto è incerta e che parte degli effetti non rispondano ad alcuna causa. Dedurrà, al contrario, che esiste– va qualche causa la cui conoscenza era sfuggita al suo esame e che un esame più attento potrà porre in evidenza. Quando la scienza dell'universo materiale era bambina, gli uomini si sentivano disposti ad allribuire tutte le conoscenze al caso oppure ad una combinazione, ma, quanto maggiormente fu ampliato il 303
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