Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965
1.c, riducendo i di\'crsi fotti dell'universo ad un piccolo numero di princìpi ori• ginali. Ce,·chiamo di applicare ques1i princìpi riguardanti la materia per illus1rare la teoria dello spirito. E' possibile '>Coprire in essa leggi generali, così come nel– l'esempio precedente? Può l'intcllelto essere oggetto della scienza? Possiamo rL du1..-e i molteplici fenomeni dello spirito a determinate categorie del pensiero? Se viene ammessa una risposta affermativa a questi interrogativi, la con. elusione inclu11abile sarà che, tanto lo spirito, quanto la materia offrono una costante combina1.ione di awenimenli, in modo da essere indotti alla ragione– vole presunzione che esis!e un rappor10 necessario tra essi. Poco importa che non ci si possa spiegare perchè certi concetti, quando si presentano davanti allo spirito di un essere pensante, generino, quale conseguenza necessaria, atti cli volizione o di movimento animale; giacchè, se è certo ciò che abbiamo pili ti· vanti esposto, neppure si può percepire il fondamento del i-apporlo esistente Ira due falli del mondo materiale, dovendo considerarsi come un volgare pre– giudizio la credenza comune secondo la quale conosciamo in realtà il fondamen– to cli detto rapporto. Che lo spirito sia un oggetto della scienza può dedursi da tutti i rami del Stlpere e dell'indagine che ha come motivo lo spirito. Quale specie di insegna. mento o di islruzionc ci darebbe la storia se non esistesse una ragione di infe• renza. tra cause cd effetti morali, se certe inclinazioni e tendenze non avessero prodollo, in tutte le età e sollo tulli i climi, una determinata serie di atti, se non potessimo tracciare il rapporto ed il principio di unitario esistente tra i ca– ratteri, le azioni e le inclinazioni degli uomni? Essa sarebbe un insegnamento meno impornmte di quello che si po1rcbbe a\'ere leggendo una tavola cronolo– gica, in cui gli avvenimenti fossero stati soltanto raggruppati secondo un ordine cli successione temporale. Nondimeno, anche se il cronista abbia trascurato l'an– notazione degli intimi rapporti che esistettero tra i diversi eventi, lo spirito del lellore si impegna a trovare questo nesso, mediante la memoria e l'immagina• zione. Però l'idea stessa di tale rapporto non sarebbe mai sorta nella nostr:-i mente se nun avessimo trO\•ato nell'esperienza il fondamento di detta idea. Sa– rebbe assolutamente cli nessun valore l'insegnamento che si ottenesse dalla sem– plice enumerazione dei fatti storici, giacchè la conoscenza implica naturalmen– te la classificazione e generalizzazione elci loro scopi. Sicchè, secondo l'ipotesi esaminata, tulti gli argomenti sarebbero sconnessi cd isolati, senza possibilità di alcuna base per l'induzione, nè per i princìpi della scienza. L'idea corrispondente al termine «carattere» implica inevitabilmente il con. celio di rapporto necessario. Il carattere di una persona è il risultato di una lun– ga serie di impressioni pen·enute alla mente, che diviene oggetto di certe modi– ficazioni, permettendo la conoscenza delle stesse nel predire in un certo senso la condotta dell'individuo. Di qui nasce il suo temperamento ed i suoi costumi rispetto ai qu.ili ammettiamo ragionevolmente che non possano essere annulla. ti, nè mutati bruscamente e, se qualche volta avviene tale mutamento, esso non è accidentale, bens} è la conseguenza di qualche motivo poderoso che induce 302
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