Volontà - anno XVIII - n.5 - maggio 1965

senso antiautoritario è poco rilevante. L'importante è che una società libertaria non è la somma di singole e complete «perfezioni• individuali, ma necessa– riamente, e naturalmente, un razionale ed illuminato compenso di varie forze, di diverse intelligenze e di v~1riicaratteri. Ho detto che nel campo in1ellcttuale non dobbiamo troppo drammatizzare, circa la necesistà pratica e ideale cli formare individui antiautoritari; e, benin– teso, non nel senso di dover rinunciare per sempre ad uno dei fondamentali principi dell'anarchismo, ma per il fatto che in tale rnpporto ci troviamo pro– prio nel punto cruciale di un altrn dilemma. Qual è, in ultima analisi, l'insegnamento di un dilemma? Nella comune pratica della vita, di solito impone un problema di scelta; cioè ci avvisa scm– phccmente che se procediamo per una data strada possiamo ouenerc A, ma dobbiamo sacrificare B; e viceversa se ne scegliamo un'altra. Il dilemma diviene ineluttabilmente tale quando, sia eia una strada come dall'altra, si va incontro a delle assolute impossibilità; ma un simile traguardo di solito non si presenta nei problemi umani. Come riusciamo, e molto bene, ad avanzare in campo scien– tifico, perchè la stessa intelligenza deve dimostrnrsi cieca di fronte ai problemi sociali? Resta dunque da giudicare- quale delle due strade sia la più opportuna cd efficace. Comunque, nel campo intellettuale, è necessario che i nostri giudizi non siano costan1emente impronlati dalla convinzione che, nelle azioni e nel pen– siero non anarchico, sia sempre implicita una certa malafade. E non per una lattica, diremo così, introduuiva; ma perchè, obiertivamentc, non sarebbe esatto. L'intellettuale che possiede una certa indipendenza di pensiero, istintivamente, e giustamente, diffida di ogni dottrina o teoria troppo intransigente. Per questo, però, l'anarchismo non avrebbe tanti « mea culpa• sul proprio conto; anzi, come è stato rilevato, ne avrebbe piuttosto in senso inverso, cioè nel fauo di concedere « troppa• libertà. E' naturale che non è possibile racchiudere in un~1 teoria, in una « cate– goria» del pensiero, tutla l'espressione della vita. Ma anche su questo piano possiamo affermare che l'anarchismo non ha gravi colpe: esso non ha mai for– mulato una propria e sistematica filosofia, e molto probabilmente non l'avrà mai. Che sia forse per questo che non trova simpatie nel campo culturale? Se è così ci sarebbe da rallegrarsi lo stesso, poichè •espressioni• anarchiche fu– rono proprio di diversi pensatori, sopra1 tutto nel campo letterario, anche se apertamente non furono così definite dagli autori. E questo, psicologicamente, conferma che spesso l'anarclusmo è uno « stato d'animo•• prima di essere una convinzione intellettuale. D'altra parte comprendiamo bene che il fondamentale desiderio di libertà non è una scoperta interamente anarchica: è una profonda esigenza che è sempre stata r.1dicata nella <;tc~sa natura umana fin dalla remo– tissima conquisi:.\ del fuoco. Il valore umano Jell'anarchismo consiste piu1tosto nel suo sforzo di eliminare per sempre l'islmto di aggn.-ssione, che nella storia 267

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