Volontà - anno XVIII - n.3 - marzo 1965

U11altro grosso problema è affrontato, anche se non risolto o risolto in modo pc.ico 011oclosso e conformistico, dai programmi del '55: il problema dell'autonomia della scuola. In fondo in essi si afferma che la scuola, nella sua opera di continuazione ct:lla famiglia e di progressivo inserimento nel più vasto mondo sociale nazio– nale e umano, de,·e essere animato dalla ,i concezione del mondo>) cattolico e si rigetta così la tesi laica dell'autonomia della scuola. Autonomia della scuola non vuol dire «autarchia», ma significa reggersi con proprie leggi liberamente accettate dal consesso ~ociale di cui la scuola è l'espressione migliore; autono– mia della scuola significa che· essa non può nè deve essere acgu~esccntc a nes– suna ideologia politica o religiosa o cE quél.lsivoglia natura: la scuola cioè deve avere la massima libertà nella sua azio1c1,.;, deve avere la sua indipendenza da ogni potere auto1·itari::11ncnte costituito e l~:. possibilità di attingere il suo con– tenu10 culturale dall'ambiente sociale ;! dalla scienza nella sua piena. libertà di ricerca del vero; l'autonomia non si identifica con l'auto-suffìcicnza della scuola, ma postula l'au!onomia della l)Cl"Sonalità umana la quale è libertà e solidarietà nello stesso tempo. Più concretamente, affermando che l'educazione impartita nella scuola ha « corno suo fondamento e coronamento l'insegnamento della dottrina cristiana, secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica», oltre a contraddire lo spirito della nostra costituzione affermando l'uguaglianza di tutto i cittadini senza distinzione di religione o di altro. i progi-arnmi uccidono l'autonomia della scuola p::rchè impongono ad essa una visione determinata della realtà. La libertà d'insegnamento (;:ilmeno nel suo aspetlo didattico) è sostanzial– mente rivendicata negli auuali programmi della scuola primaria, e perchè « lo Stato ...non ha una nropria metodologia educativa e pcrchè forse sottintendono il precetto costituzionale» che « l'arte e la scienza sono libere e libcrn ne ~ l'insegnamento», anche se in essi si consigliano « come sintesi concorde e spon– tanea» delle « indicazioni » scaturite dalla riflessione sui problemi dell'edu- ca :ione. Il problema della form:izione del maestro è racchiuso nel richiamo alla respom::ibi!:tà del suo grave compito. Ma la formazione autentica del corpo insegna,1tc non presuppone forse un rndicalc rinnovamento della società, anemi– ca in tutte le sue slrutturc, e una considerazione mc.no burocratica e più vitale della scuola stessa? E gli stessi programmi, che mirano all'attuazione di una scuola integrale, non sottintendono forse che in Italia non esiste una società capace di una tale scuola? Non sottintendono la soluzion:e di tanti al11·i proble– mi, come quello dell'edilizia scolastica, del contrasto tra i vari ordini di scuola, della carenza cli adeguate risorse economiche e della mancanza di una autentica cultura nel mondo della scuola? D2i programmi attuali della nostra scuola primaria, pur nel loro eclettismo ftlos9fico e nel loro dichiarato confessionalismo, si può dire che essi esprimono l'anelito comune all'attivismo redagogico del mondo scolastico contemporaneo internazionale: la fede nell'educazione di un uomo nuovo p-er un'umanità migliore. P. VILLELLA 184

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