Volontà - anno XVIII - n.3 - marzo 1965

dalla differenza di lingua, del modo di pensare, del clima e dell'alimentazione. Ma la malsicurezza e l'isolamento aumentano in proporzione inversa al grado di differcnziazion;! affettiva, culturale e sociale dell'individuo. Ora, le capacità di adattamento dell'emigrante italiano sono sempre state strettamente legate alle condizioni psicologiche, economich~. culturali e sociali della regione della peni• sola dalla quale proviene. Il flusso emigratorio della fine del secolo scorso e deL l'inizio del 1900 porl.ò nel nostro paese una maggioranza di settentrionali la qua. le, dotati di capacità di conLallO, cli spirito d'iniziativa e di una buona forma. zione professionale, potè abbastanza rapidamente superare le difficoltà di adat• tamento e aff:!rmarsi sul piano er.:onornico e sociale ... ...La Svizzrra di mezzo secolo fà offriva ancora :i.gli Slranìeri delle condizio– ni di lavoro capaci di permettere delle occasioni concrete di affermarsi eh'! sono oggi inesisten1i. Nessuno ignora in effetti che una regolamentazione severa delle possibilità di lavoro, dettata dalla preoccupazione di salvaguardare gli interessi della mano d'opera indigena, ha consid::rabilmente ristretto il campo cli attività professionale dell'emigrato, limitando, salvo rare eccezioni, la concessione di contratti di lavoro a una certa catcgo1·ia di mestieri: operai non qualificati nella edilizia e nelle fabbriche, operai agricoli, domestici e subalterni nell'industria alberghiera .. ... Da noi, questi soggetti (italiani meridionali) resistono al loro sentimento di malsicurezza nella misura in cui possono ricostituire fra loro un gruppo in seno al quale si proteggono mutualmente, ':! nella misura in cui il loro stato di salute permette lorn di lavorare e di guadagnare il più possibile di denaro. Ma che intervenga una scissione nel gruppo. causata dalla partenza di un compa– gno o da un cambiamento del luogo di lavoro, o che appaia una malattia cau– sata da una intolleranza alimentare, o che ~opraggiunga ancora un infvrtunio di la, oro, e si assiste allora alla scompensazione rapida trascinante un disadat– tamento che rende generalmente aleatorio il tentativo di proseguire la loro espe– rienza di lavoro in terra s!raniera ». Nelle sue conclusioni, il dottor Villa emette l'ipotesi dell'esistenza di « una personalità premorbosa specificatamente transalpina, i cui tratti patologici prin– cipali sarebbero i sentimenti di inferiorità, la dipendenza. infantile e l'attacca• mento csagrato a delle immagini parentali, partiçobrmente all'iminagine ma– terna, ed il ruolo predominante di un sentimenLo religioso posto ai confini della magia» ossia di « tratti psicologici comuni che predispongono alle turbe del di– sadattamento>>. Sembra in ogni modo, anche se mancano delle statistiche esaurienti, che il numero degli Italiani ricoverati all'estero per malattia mentale sia proportio,. natamente più grande cli quello degli ltaliani ricoverati in patria (l.490 casi per I milione di abitanti nel 1956,pari al 0,13 per cento). E' almeno quanto afferma, limitandosi agli Stati Uniti ma sulla base di una osservazione che appare valida anche per i Norvegesi, il professor Oedegaard. 149

RkJQdWJsaXNoZXIy