Volontà - anno XVIII - n.3 - marzo 1965
« essi formano la immense. penombra della nostra civiltà, nella quale brulicano individui, mancanti di elementi di cuhura più semplici e volgari, somiglianti ad una landa arida e deserta per la loro mentalità arretrata e rozza». Ed oltre mezzo secolo dopo la situazione non può dirsi fondamentalmente cambiata, come provano le statistiche scobstichc e la documentazione di qualche caso da me esaminato. Attuale pure quello che segue: « Le manifestazioni psicologiche e mentali integrano il quadro dell'infantilismo sociale degli aggregati umani, dove si trova l'ignbranza primitiva, il nomadismo e la pastorizia, sperduti nel buio di un iso– lamento desolante (9); l'individuo trovasi in una fase primordiale di sociabilità ed è paurnso, timido, il soprannaturale lo atterrisce, piena come ha la mente di deliri atavici, tramandati fino a lui da padre in figlio, quasi per determinismo ereditario; torpido ed apatico, il più delle volte scnzt, iniziative, vivente tuttora in una fase economica servile in cui l'uomo è adoperato come mezzo, come sem• plice forza meccanica, lavora tulio il giorno ed appena riesce a sfamarsi... E' il fatto economico dunque che determina la inferiorità morale e civile di questi strati sociali, come i caratteri degenerativi antropologici (antropologici dico e non di razza) sono dovuti esclusivamente all.:t denutrizione secolare, a stratifi– cazioni sovrapposte di generazione in generazione, culminanti nella miseria fi– siologica ». L'intensità del disadattamento è tale che, per il solo anno 1'904,gli italiani ricoverati nelle pubbliche istituzioni degli Stati Uniti si elevano a 3.266, di cui 1.218 nelle carceri, 1.215 nelle case dei poveri e 733 nei manicomi, e si tratta beninteso di cifre in costante aumento. Quanto alle cause, l'Autore parla delle principali e cioè l'urbanesimo, l'alco– lismo, la sifilide e le condizioni di lavoro, per illustr,tre le quali esso scrive: « A causa dell'analfabetismo e più per la loro povertà e pel tenore di vita molto basso, i nostri emigranti sono adibiti ai 1:iwori più umili e faticosi; si nutrono male, spesso solamente del puro necessario per non morire di farne, e vengono considerati come vere macchine dalle quali bisogna trarre il massimo profitto col minimo di spese. D'altra parte, il contatto con popoli pili ricchi, che rende più viva e stridente la distanza ed acuisce il penoso malessere derivante dalla miseria, cd anche il desiderio di redimere sè e le proprie famiglie econo– micamente, li spinge a privazioni d'ogni genere; viene perciò eliminata la pos– sibilità (almeno nel periodo iniziale della loro permanenza) di compensare in qualsiasi modo l'esaurimento psico-organico che dalle nuove condizioni di vita e di lavoro è reso invece più grave». Del resto, insiste l'Autore, si è ormai osservato che, a causa del loro basso tenore di vita, i contadini del sud, che insieme ai braccianti, ai pastori ed ai boscaiuoli formano la stragrande maggioranza dell'emigrazione meridionale, so– no più facilmente colpiti anche in patria da psicosi da esaurimento. (9) Anche sem 1 )1iccmcntc e spesso stradale. 145
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