Volontà - anno XVIII - n.1 - gennaio 1965
Rcclus, all\::poca de! suo esilio (pagg_ 235 c.~.) An iv., poi in Olanda (Cap. XV), e qui si sofferma lungamente sulle conce– zioni anarchiche e sull'opera svolta dal Domela Nieuwenhuis - il pastore prote– stante che divenne anarchico - (pagg. 240 e.s.) ~ullc differenze specifiche che lo di• ,·i~ero dal Cornclissen, e cita una sua di• chiarazione sul valore del sindacalismo che ~crisse nel 1907, che mi pare degna di c.!>sere riprodotta: ".. .lo imumzitufto sono anarchico e poi sindacalista, ma credo che molli altri siano prima smdacalisri e poi mwrchici. Esiste ima grande diffe• renza ..." Il culro dei sindacati è tanto nocivo q11a11toquello dello Staio, ma es– so esiste e minaccia di diventare sempre più grande. Sembra prnprio che gli uo- 111111i 11011 possano vivere senza divi11ità, ed appena !tanno abba/111/0 una divinità ecco sorgerne ,ma nuova. Se fa divinità dei socitilde111ocra1ici è lo Stato, la divi– nità dei socialisti lihertari sembra che sia il sindacato ...". E continuava: "...// solo si11dt1calismo 11011 mi appagherebbe, giac– chè esso, se11w essere ispirato dall'idea/e, diviene lotta per 1111 maggior salario e per 1111 minor lavoro, che io noti disdegno per ragioni 11ratiche, ma che non mi pare deg110 tli tanto sforzo" (pag. 242). Accingendosi a parlaci di antimilitari– smo e specialmente dd Congresso Antimi– Ji1arista d'Amsterdam del 1914,emette una severa critica verso gli antimilitaristi e– scl11si11is1i che ripudiarono i tolstoiani (dei quali, dice, non fu affatto compresa la profonda essenza del loro pacifismo), e dice anche che i primi mancando di "sub– strato", dopo aver fotto per un momento la figura degli spaventapasseri agitando delle marionette all'Almereyda e all'Her– ,,è, il loro antimilitarismo si disperse poi al primo urto "come fuscello di paglia al ,,e,1to". (pag. 245). Accenna al Brandes di Danimarca "uomo d'intellet10, ma freddo 60 e voco socievole", e arrivato in Norvegia è obbligato di parlarci d'lbscn, del quale ho l'impressione che non dia il valore do• vuto alla profonda essenza individualista che sta racchiusa nelle sue grandi opere. (pag. 2-N>. Nel Cap. XVI mette in mostra i princi• pali propag<rndisti, militanti e terroristi Russi - coloro che allora ,·ivevan 0 in Russia -, tal Stcpnjak che pugnalò il sa• trapo Mczencof (pag. 254), Chergeso(, Ma• chno, Voline, Maxinot e altn. Afferma che la sola vece di valore posteriore al Baku– nin sia stata quella del Tolstoi, al quale, dice dobbiamo fia l'altro d1 a\ctc ms1st1 lo su delle grandi verità indispensabili al le realizzazioni libe.-tarie, come: "la po- 1e117.a esplo~iva della forza della resisten– za passiva, che è la disubbidienza, l'ab– bandono della "servirù vo/011/aria". (pag. 2.'i9). Sostiene che il Tolstoi non fu ben compreso, e si dilunga per qualche pagi– na in difcrn del suo pensiero, rammarican– dosi che si fosse servito d'una termino– logia religiosa e sovente difficile, che per lui significava bontà e amore, ma che dif. ficilmentc poteva essere interpretata in questo senso, da chi conosceva per pra– tica esperiemm che le religioni erano sem• prc s!ate essenzialmente reazionarie. E conclude pregando coloro "che 11011 san• no squarcfore il velo per giungere al suo pensiero semplice e chiaro, di sospendere ogni loro gi11di1.io ". (pag. 262). Un rapido sguardo ai paesi minori del• l'Europa; alla Palestina, all'Asia e all'A– merica Latina, e arrivi.imo al Cap. XVII rii-;ervato al Sindacalismo Rivoluzionario Francese. Qui ci parla naturalmente degli uomini che ne furono l'anima, tali il Pou• get e il Pelloutier: delle lotte memorabili che ebbero luogo, dei suoi sviluppi. Accen– na all'invasione riformista, e alla deca• dcnza del Sindacalismo con l'avvenimen– to della prima guerra mondiale. In riferi•
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