Volontà - anno XVIII - n.1 - gennaio 1965
defla lolla è i1111,ernimosu di un dilemma per q11elli che so110 e saranno sempre de– srinari a lavorare s11Iserio; e ìl «caudillo» spagnolo p11ò darsi che rappresenti il sim– bolo di attesa: intani ha twta l'aria di a/tendere (insieme all'anima lunga del suo .– mica francese che con le :me atomiche si presema come salvatore dell'Europa) di par- 1ecipare come socio onorario alla 111011diale «dittatura biancti», clie «necessarfo111e11te» dovrà s11be11trarealle zoppicanti democrazie, se il capifttlismo avrà l'ultima parola. Certo clie, come si è ripetuto ancora, nella storia ,1011gioca soltanto la volomà de– gli Stati, 1111itaalla passività delle popolazioni: 11 i è pure la forza sotlerranea degli stessi evenri, e che generalmente sfugge ad ogni interessata determinazione. E quesro, di soliro, è piuttoslo w1 bene per la società; poichè gli «imponderabili» della storia limma sovente favorito l'epoJuzione delle cose. Comunque, l'aiuto degli imponderabili si è sempre mostrato migliore dell'overa degli Stati; anzi, quando questi si dimostrano relatil'mnente saggi, tale saggezza la devono appunto all'imponderabilità che è compe- 11etrala nelle stupende capacità dell'intelligenza e del lavoro. la storia senza dubbio /z(l delle pag!11emolto tristi, ma ne ha pure di vittoriose. Abbiamo già fatto notare in altri scrilli che un particolare medioevo potrebbe be– nissimo sussistere anche in un mondo altamente scientifico. Potrà sembrare wi pa– radosso gratuito, ma analizzando bene le cose ci convinceremo che non lo è, in quanto la scienza, in sè e per sè, non i! 1'11nico fattore dererminame nella dinamica di 11u ve– ro progresso socit~le. Ci ha cerrame11te liberati da molti pregiudizi, ma non da tutti, e soprattutto da quelli parrico!arme111e «sociali». Ad essa manca 1111a ben i111portm1te vi– suale, circa l'ac11tezza dello sgurdo che è necess(lrio avere verso le vicende della sto, ria: essa di solito è indifferente verso il principio d'autorità; e la prova piÌI evidente ci è data dal /tlllo che /111/ora la scienz", consapevolmente o no, è passivame11te sollo– messa a tale principio, salvo qualclie coraggiosa eccezione del tuHo individua/e. Da qll(mdo il valoroso trio di prima grandezza - Copemico-Calilei-New1011 - ave– va dato grandi speranze., circa un totale miglioramento dell'umanità, si è fatto multo e poco nello stesso temvo: molto sul terre110 ptirameme tecnico, poco su quello della "condizione uman'tl» e per 1111a vera libertà di pensiero. Questa è sic11rnme11te condizio– nata da diversi /attori, e 11011 da 11110 soltanto, per quanto efficace possa veramente es– sere. li mondo odierno è diviso da d11eovvosti vareri, circa il fattore principe che po– trebbe salvare l'11111anità: l'uno è convinto che solo fa religione pt1ò essere la vera an– cora d1 salvezza; l'altro parere dichiara invece che sarà solo il trionfo de'/ìl1itivo della scien.;a. Per clii scrive nè l'imo nè l'allro hanno colto nel segno, Solo un n11ovo oric11- ta111ento della «bussola dell'intelligenza» e del caraltere wnano potranno avere rma reale efficacia. Il temperamento personale spesso è più simpatico della potenza intei– lettiva; ed è ovvio che una elewua /11sione del primo con la seconda, sarebbe una con– dizione migliore. Dì fronte alla constatazione di cotesta immensa necessità, l'urna elettorale fa l'ef– /ello di un moscerino che pretenda di svostare una montagna!!.' Obiettivamenre possiamo vensare che 110n twto il capitalismo e non /urto il «comunismo», in quanto composto di esseri umani, sia una co111vagi11einteramente cieca. Sfo da ima parre, r.ome dall'altra, possono esservi - anzi vi sono senz'altro 4
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