Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964
mio padre?»: è la domanda che, presto o (ardi, dovrà aspettarsi l,a ragazza-madre da varte della sua creatura, in modo diretto oppure attraverso la muta espressione di 11110 sguardo malinconico e 1m pò inquisitore. E tuffo questo significa 'anche che il figlio, per eredità e per influsso di tnufiz.ionale educazione contribuirà, volontaria,. mente o meno, a ribadire 11114 colpa ove non esiste. Ed è il timore di una tale do-, 1wmda che, spesso diviene ltt causa inconscia che spinge la madre ad abbandonare la propria creatura. E qui, come curioso contrasto, si può rilevare che il figlio ab– l•andonato, 111'!1 volta adulto, è facile elle sia preso dal desiderio intenso di ri– trovare sua madre; mentre invece facilmente si sarebbe rivelato tm accusatore « mo-, raie» verso la ge11itrice, se questa lo avesse tenuto con sè, e, forse, anche se lo avesse allevato istruito e buon lavoratore. Come si vede, tutto dipende dall'asse morale e psicologico intorno al quale si svolgono i sentimenti e te passioni umane. Quest'asse, con1tme111ente,dà grande im– portanza alla legittimità della coppia genitrice: l'individuo, più o meno consapevol- 11/enfe.tende a convincersi che le sue forze - e di conseguenza tutto ciò che di buono e di importante può scaturire da esse - siano pure legate alla formale ltigalità di una famiglia. L'« ignoto» anagrafico (e questo psicologicamente permane anche se la lef!ge ha abolito il termine nei documenti civili) sarebbe un peso mortale per lo ulteriore sviluppo de11a personalità. Ma tale concetto è certamente errato; ooichè il «nome». in quanto tdle, è una formalità, o diciamo pure, una nece.,;sftà m1rcnnente snciale; ma non qualcosa di assol11tamente essenziale all'organismo, come possono essere il cuore o i polmoni. T genitori - sotto rm aspetto puramente naturale e relativamente a un dato individ1.10 - sono di ultimi anelli di una catena biotogica clie si perde nelle più re• mote lontananze del tempo: ver t'intetligenza, per il sentimento e per lcr votontit deft'indivìduo, essi sono una forza e nel medesimo tempo una debolezza; comunque sempre relativi alla cerc11Ìadella nostra sola esistenza di figli. T nostri antenati non hanno più. alcun interesse per noi. come i nostri pronipoti non ('Vranno i1 minima pensiero per que1li che ogr;i sono i nostri genitori, pur essendo tutti compresi in: un tutto biologico. E con questo non intendiamo certo formutare una ParticoTare tN>ria che promuova una specie d'indifferenza morale e umana verso i propri geni• tori; intendiamo piutrosto raddrizzare certi errori, c11iamamoli rosl, di prosvettiva morale o di valutdz.ione generica. in quanto deformano o non precisano la vera so– stanw dei fatti e dette cose. f.Al psicologia e fa pedagogia hanno ri!('vato che i « figli di nessuno» o gli ariani i11 l{enere allevati negli istituti, una volta adulti non trovano tanta diffico1tll. a inse– rirsi nella vita pubblica, in quanto è stata « p11bblica » anrhe la loro infanzia,- cioè 11011 legata al particolare affetto di un genitore. li mondo per loro non è che wt istituto più ampio. Essi non hanno conosciuto nè la forza persuasiva, nè la debotezz.a 5educentc dei genitori. E per questo una ragazza-madre sarebbe quatcosa di sociat– mente incompi11to o di ibrido. un essere mutilato, privo sia di forze quanto di ini– ziative, e perciò incapace d'infondere altre energte o aTtre speranze. Ma, c'1e cos'è in fondo una ragazza-madre? Per no, è semplicemente una... madre: poichè (,Uel termine « ragazza » elle fa da prefisso già suona stonato in senso naJ 656
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