Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964
zioni imposte dai privilegi per cui le attività del lavoro si inceppano e si ristagnano. Le unioni d'arLi, di mestieri avviano e favoriscono la produzione e creano mastri e maestranze capaci ~ colti. E incrementano l'espansione sia dei prodotti sia delle maestranze. Anzi iJ Comune è agitato da una forza espan– sionistica. Sono le sue libertà che atti. rano gli uomini da tutte le parti, dal contado e dal feudo e li spingon ad as– sociarsi e a giurare il «costituto». A causa di questo continuo accrescer_ si della popolazione venne fuori il bi– sogno impellente di più traffici, di più estesi commerci, di piantare radici sul– le grandi vie di comunicazione, nelle adiacenze dei grandi mercati e delle fiere. Per assicurarsi i prodotti agricoli suf_ ficir.:nti al sostentamento degli abitan– ti, jl comune aprì le porte al contado e accolse dentro le mura i contadini garantendo loro la parità dei diritti. Anzi da questa unione di città e con. tado si costituisce il comune vero e proprio. Fi1-enze, Bologna, Milano e tanti altri comuni affrancano i servi, richiamano dentro le mura cittadine i contadini, si accrescono di popolazione, di militi, di produzione e di ricchezza. E tutti i comuni sia grandi che pic– coli, sia italiani che francesi o germa– nici praticano questa politica rispetto al contado e alla servitù della gleba: affrancando, liberando, restituendo al– la libertà o con il «pecunia)> o con la forza delle armi chi della libertà era ·stato privato. Concedere la libertà e garantirla, ec– co la forza vitale, potente e prepotente del comune che romperà la schiena al 652 feudalismo e alla sua roccaforte, il feudo. «A Siena bastavano quattro mesi di dimora perchè i coloni, i massari e i ser-vi venissero considerati assidui cit– tadini». Dunque il comune agisce sull'ambien– te feudale e ne rivoluziona il sistema con le sue leggi politico-sociali ed eco. nomiche. La rivoluzione comunale non è pro– dona soltanto per una fase di evolu– zione in cui era entrato « il comune» rispetto al «feudo» e a.Ilo «Stato», ma per gli spiriti informativi propri del comune, per il suo originario e primi– tivo costituirsi; insomma per quello che era quando s~ veniva costituendo e per quello che risultò. Gli storici universitari ci indicano l'antitesi del comune di fronte allo sta. to proprio nella sua risultanza, nella sua costituzione. Mentre l'antitesi data da prima, ct:, quando cioè alcuni uomini si riunirono e si collegarono in privato fuori Ja leg– ge dello Stato e ~enza l'ingerenza e il controllo di questo. Dicono gli storici universitari che sono le «constitutiones » a stabilire un nuovo « modus vivendi» in contrappo– sto alla società feudale; è il « constittL to » che indica la nuova legge, il nuovo ordinamento, la nuova organizzazione che per affermarsi ha bisogno di com– battere la ve.cchia società o di adauarsi a vivere insieme. Cioè le costituzioni comunali sono un fatto rìvoluzionario in quanto rappresentano un'evoluzione ovvero un'opposizione al sistema feu– dale. Prima - dicono gli storici universi– tari - v'è una ricerca di assestamento, di sostanziamento; solo quando il «con-
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