Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964
tiludini le quali, senza una iden propria, dipendono quasi interamente dalle differenti suggestioni demagogiche. Per un momento, un'abile propaganda o la personalità di un capo idolatrato può forgiare con esse una forza formidabile; però, siccome il legame è solamente esteriore e non riposa su una convinzione comune, ma su una catechizzazione comune. non formeranno mai una maggio– ranza stabile sulla quale si possa confidare. Lo comprovano tutti i movimenti popolari, nei quali sempre il nuovo leader uccise il vecchio, come Stalin fece con Trotzki » TI marxismo. però, fallì quando giunse al potere in Russia. 1 suoi principi non corrispondono alla «costituzione biologico-psicologica dell'uomo» e, per questo la nuova società non può funzionare in modo soddisfacente. Da quattro decenni il Soviet Si mantiene solo con b dittatura, sgradita agli uomini supe– riori, ma « piuttosto simpatica al volgo che ambisce d'essere protetto da una mano forte» (?). T1 Cremlino governa con le sue baionette_ Ma non si può confidare sempre in esse. Il popolo russo « è apatico e indolente, e il volgo mondiale è ancora fiduciosa, ma, probabilmente. non per molto tempo». La realtà antiumana del regime totalit<'lrio è sempre più evidente, in Occidente; e il proletariato comunista, anche in Russia, comincia a capire che la « lotta di classe ha i suoi inconvenienti, soprattutto se si vince» e che la collaborazione pacifica, il mutuo aiuto, risulta <'!lla lunga r.,iù vantaggioso anche per i prole– tari. « L'ora decisiva si approssima - dichinra Nicolai -. lo sono otlimista e credo che marxismo e frcudismo vanno verso la loro fine. Le guerre sono sem– pre stupidità rovinose». I capi ..::hecredono <li poter procurare al loro popolo, alla loro classe, prosperità e progresso culturale mediante carneficine e distru– zioni dei «nemici», sono cattivi psicologhi. Il « socialismo» alla Marx lo rico– nosciamo dai suoi frutti: guerre e ditt::tture totalitarie, così orrende e generali come le antiche guerre religiose (1555-1698) nelle qu<'llisi lottava pure per degli ~ ideali »... « Magari i popoli questa volta compremlessero che chi semina vento raccoglie tempesta, e che oredicare la lott:.1,quelb nazionalista o quella di classe, non conduce alla p ,i.ce, nè alla prosperità, nè al progresso culturale». Il mito dell'uguaglianza cj ha condotto al margine dell'abisso, eccitando tutte le passioni politiche che sono, in fondo. semplicemente umane. La loro stori::t non è allro che una serie di errori psicologici, che la vera scienza ha il dovere di mettere in evidenza col suo metodo critico obiettivo, per il bene degli individui e del loro insieme: l'umanità. L'altro mito, quello «degli effetti mJgici dclb fecondazione». che, at– traverso Freud, giunse alla moderna superstima del sesso. ebbe una storia simi– le: « Tocca gli stessi ta!-ti - scrive icolai - e. mentre il marxismo è soltanto anticulturale ne11esue conseguenze. l'altro lo è <lireltomente per opporre la sua ma~a, i suoi sogni e le predizioni gratuite e popolari alla corrente culturale della nostra epoca che, nei suoi valori positivi, ne5Stmo può dubitare che sia unicamente scientifica» ... « M:-irx e Freud hanno creduto di poter creare una nuova scienza assoluta senza relazione con la vecchia, ciò che- è impossibile. giacchè nessuno può creare scienza bensì soltanto continuarla». Questo frain– tendimento rl.ei due miti permette a Nicolai di trattarli sotto la stessa prospet- 641
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