Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964
senso stretto; erano piullosto i suoi «competitori», ma le dispute si limitavano alla specialità di ciascuno e non si allontanavano, in certo modo, dal tono ac– cademico. Che cosa spinse Emil Ludwig - il ritrattista di tanti personaggi storici, il biografo di Rembrandt, di Michelangelo, di Beethoven, di Goethe e di Napoleone, il critico penetrante dei protagonisti politici contemporanei - a dedicare un li– bro intero a Freud e al freudismo? Egli stesso narra come arrivò a scriver.lo. Durante la guerra fece un viaggio in California e l';;iuto sulla quale viaggiava subì una «panne». li giovane autista Si impegnò molto per riparare il motore. Non vi riuscì: « Sembra che ciò abbia qu:ilcosa a che vedere col mio complesso di in– feriorità>> - disse. Lo stesso giorno, di sera, in una riunione, Ludwig raccontò quanto gli era capitato, mettendo in chiaro il folto troppo frequente che gli studenti e, persino, i giovani operai manuali vogliono discolparsi della loro incapacità, impiegando mere parole, rare anche se suggestive. Una signora elegante, seduta su una poltro– na, con le gambe accavallate, gli chiese - mentre si dipingeva col « rossetto» le labbra davanti al suo piccolo specchio - se, malgrado ciò, si potesse vivere senza tali «nozioni ►► o «concetti». E quando J'3u1ore scoppiò in una risata, lo guardò con disprezzo e gli disse: « lo, mai potrei concepire la vita senza la no– zione della libido» ... Quella stessa sera Ludwig prese la decisione di scrivere il libro su Freud, convinto, per la sua èsperienza, che il frcudismo - non sol– tanto per il suo vocabolario strano, quanto per la sua mentalità specifirn - si era infiltrato assai profondamente nelle masse incolte e nei circoli« scelti» dei semidotti. Sia nel basso popolo che fra le « buone persone», le espressioni freu– diane circolano abbondantemente, come monete di scambio, servendo solo a coprire, a giustificare o a discolpare le debolezze, i vizi, le cupidigie, le angoscie, tutte le inclinazioni perverse, negative, degli uomini e delle donne. Per le sue esagerazioni, la psicoanalisi è diventala « un pericolo spirituale per il mondo intero». Quindi, Emi I Ludwig si dichiara un « semplice laico» e, come tale, espone la dottrina e la pratica dj Freud, che considera pure come un laico, dal momen– to in cui abbandonò la scienza puramente medica (nel quale campo Si dimostrò tanto capace al principio della sua carriera, 9er avventurarsi nei lerreni inceni della psicopatologia. In qu...-!Stomodo, h:t incorporato nella sfera sessuale tutti gli altri fenomeni della vita sociale e individuale, dando una interpretazione negativa, anormale, neurotica, etc., persino dei più innocenti gesti dei lattanti e dei bambini, ed anche degli avvenimenti più salienti trattati dalla storia e dalla religione, dall'arte e dalla letteratura. Non possiamo esporre qui i particolari del sistematico attacco diretto da Ludwig contro Freud e contro i suoi concetti psicoanalitici che non sarebbero scientifici, ma costituirebbero una pratica empirica accettata ai nostri giorni dalla moltitudine di « laici », di « profo.ni », come in altri tempi i credenti e gli infermi accettavano e perfino supplicavano le pratiche dei famosi maghi, cu– ratori e « profeti » come Casanova, Mesmer, M:uy, Backer-Eddy ... Questi nomi ricordano la Guarigione mediante lo Spirito, l'opera di Stefan Zweig il quale è 633
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