Volontà - anno XVII - n.11 - novembre 1964

attuale. E lo resterà sempre. Poichè, in generale, i problemi restano sempre i medesimi. Claudio Tillie1· fu un democratico. Ma fu un democratico equilibrato: non tese completamente da una parte, come la maggioranza degli uomini della sua epoca. Disprezzò con la stessa t!nergia il « dispotismo in camiciotto» come « il dispotismo in mantello reale». Questa professione di fede che scrive verso il 1840, non è forse applicabile al momento presente? In tutta la sua opera, ogni qwllvolta esamina un problema a fondo, noi troveremo delle ricchezze analoghe. Ma non sempre esamina tutti i problemi a fondo; gli occorre sovente di credere di parlare liberamente e di pensare. da se stesso, mentre invece non 1·ipete che i pregiudizi del suo tempo. Ma qual è l'uomo, al quale qualche volta, ciò non è capit~tto? Claudio Tillier, libellista e polemista, fu molto differente cli Paolo Luigi Couricr, malgrado lo considerasse come suo maestro. Courier fu un artista e• strcmamcnte abile; Tillh:"!r lo fu quanto lui, o quasi. Ma Courier fu un uomo cattivo, un cuore secco, un essere aspro. Non avrei voluto avere a che fare con lui: non avrei voluto averlo per vicino. Se avessi vissuto alla sua epoca, lo avrei sicuramente letto e ammirato, ma lo avrei applaudito soltanto da lontano. Al contrario avrei bramato avere per vicino Claudio Tillier, avrei avuto piacere di conversare con lui, mi sarebbe piaciuto andare con lui assieme al caffè,. e davanti ad un bicchiere, fargli dire tutto quello che :!veva in cuore, un pò più abbonclanlcmcnte di come !o diceva sui libri. Mi sarebbe piaciulo spingerlo do]. cemente ad esternare tulla la sua umanità, e, prima che le rivestisse delle sue dolcezze fino alle più aspre villanie, vedere le sue frecce non ancora smussate. Giacchè Claudio Tillier, spingeva la bontà 'fìno a smussare le frecce che lanciava. Nei suoi libelli, vi sono tre· nomi che ritornano continuamente a galla, ma è difficile dire se sono tre personaggi che ci ha dipinti: è difficile stabilire se sono tre tipi, o se piuttosto sono tre istituzioni. li primo di tutti è il Signor Dupin. Nessuno sa di preciso chi fosse questo Signor Dupin, Deputato, Presidente della Camera, chiamato dal Tillier, re della Nièvre. Monsignor Dufetre chi era? Ne sappiamo ancora meno. E pertanto era Sua Grandezza Monsignor! e Vescovo cli Nevcrs. C'è infine l'oscuro Signor PaiJ. Jet che, brillantemente era giudice :l Nevers. Ma non è particolarmente questi tre personaggi che Claudio Tillìer prende di mira; non è a questi singoli pc,·sonaggi che egli porta rancore. E' alla forza politica e alla sua malvagità; è alla potenza religiosa t! ai suoi crimini contro il corpo e contro lo spirito; è infine alla forza della magistratura e alle sue cat• tive azioni. Ecco a che cosa il Tillier porla rancore! Quando attacca il Signor Dupin, rileva in lui ciò che precisamente non gli i.: particolare, bensì quello che è generale e universale: quello che si ritrova in tutti i politicanti del mondo. Monsignor Dufètre pare che non sopportasse la critica: naturalmente è cosa rara che un vescovo sopporti la critica. Monsignor Dufètre accusava il Til– lier di sbranarlo con delle violente morsicate di vipera nera. Ora, invece, i dardi che Claudio Tillicr lanciava, erano sempre avviluppati d'ingenua bontà, e colpi• vano sempre più l'istituzione che l'uomo. che norl era quasi mai toccato. Jn 629

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