Volontà - anno XVII - n.8-9 - agosto-settembre 1964

essi il principio secondo il quale il fine giustifica i mezzi. l:.d essendo i mcui giustificati anticipatamente, ci si servì, per i bisogni della propaganda, partico– larmente degli orizzonti incantatori promessi dai vecchi rvoluzionari. Ma è molto importante comprendere a fondo come nella prima metà di questo nostro secolo XX non si sia modificato soltanto l'ambiente sociale dei paesi progrediti, ma è stato sconvolto l'intero plancia, colpito da due guerre mondiali, da moltissime rh'oluzioni industriali e dalle conseguenti guerre civili. Che cosa han fatto i militanti in mezzo a questa barbarie? - Alcuni (la maggioranza) si sono smarriti nella tormenia; - Altri si sono tirati da parte; - Altri ancora, scoraggiati dai continui insuccessi, si sono rifugiati nel sen. timcntalismo; - Altri, infine, hanno perseverato, conservando però gli stessi concetti e, parti. colarmente la no7Jone di classe, meni re venivano elaborandosi delle « catego– rie». Sicchè non baciarono al fatto che se esistono difetti o manchevolezze in una data classe o categoria, questi difetti e queste manchevolezze si ri. feriscono agli interessi solidali del gruppo e non già dell'individuo. La prova migliore ci è data dagli individui che, cambiando categoria, am. biente, cJasse, s'integrano semp1·e, più o meno rapidamente e più o meno com– piutamente ma, comunque, s'integrano (Ci si ricordi particolarmente della bu. rocrazia nella rivoluzione russa). E' dunque l'uomo ccme tale, nom.hè l'uomo in una determinata situazione che l'anarchismo deve analizzare senza apriorismi, allo scopo di determinare, nel modo più coerente, ciò che è razionalmente possibile e ciò che non lo è. Ma rilornituno all'argomento che più ci preme! Per esistere, dobbiamo condurre un'azione concreta che sia efficace nel presente. Dobbiamo agire contro i poteri esistenti in modo diretto, a seconda delle circostanze e con riguardo ai nostri me7.zi , allontanando ogni demagogia, le opposizioni sistematiche e la malafede. Questa è d'altronde la conclusione alla quale pervenne Jean Grave il quale, benchè comunista liber1ario e vivenle ai lempi dell'idealismo rivoluzionario, scriveva in Réformes et Révolutlons: « ... La Rivoluzione, sempre restando l'arma suprema ... non può essere uno « scopo; In attesa che essa venga fatta, c'è la vita di tutti l giorni». Si deve allora rinunziare all'azione? Certamente, no! Occorre preconizzare i metodi (e, quindi, determinarli in un contesto attua. le) diretti al megUo possibile, ma non dobbiamo nè illuderci sugli ostacoli posti sulla strada, nè considerare come certezza ciò che, in avvenire, è un'eventualità. In passato, rigettando la dottrina e le soluzioni marxiste (la conquista del potere), gli anarchici puntarono sul popolo (gestione diretta, spontaneità delle masse, etc.), ma che cos'è il popolo? In quel tempo era l'insieme degli sfruttati, oggi, il meno che si poss::t dire, è che non è ph'.1lo stesso. Jnohre, bisogna pur riconoscere che i governi attengono alla natura umana 516

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