Volontà - anno XVII - n.8-9 - agosto-settembre 1964
impongono i tempi. La Chiesa, per ne. ccssità storica. è stata costretta a e lau– rearsi• in scien✓.c economiche, mentre cssa, nel passato, era ben lontana dal pensare che un giorno avrebbe avuto bisogno di una simile laurea. Comunque csi!>tono prove evidenti che la tecnica o la macchina in genere non h<mno alcuna e colpa" circa le pcriodi– chc calamità sociali. In un'età pili matura, Marx incomin– dò a iniraV\"\!dere l'effelliva indipenden– ,a della tecnica dalla e politica• dei mez– zi produttivi e distributivi. Ma già, in– cominciando eia Engcls, i teorici marxi_ sti che lo seguirono deviarono più o meno dalla esatta comprensione del ìo– ro maesrro, prendendo la china - ta osservare ancora 8. Rizzi - che doveva pori are il socialismo "in una situazione alquamo intricata, confusa e senza via d'uscita•. E difatti, l'esperienza che ab– biamo del man..ismo odierno è più che eloquente. D'altro canto, non bisogna dimenticare che i moderni sistemi produttivi hanno.> implicito il concetto, o meglio, il prin– cipio che il lavoratore, nelle maglie e negli iogranag~i di un sistema mercan– tile, per forza di cose diviene una e mer– ce• di acquisto commercialmente idcn· tica a quella degli altri prodotti offerti dal mercato; e tale condizione di • lavo– ro-merce,. il lavoratore sostanzialmente la conser\'a eguale anche sotto a qual– siasi •comunismo• politico. Ecco dunque che su questo pi:mo e sol• to queste condizioni incvitnbili, le espres. sioni e congiuntura,. cd e austerità• as– sumono un tono o un significato ancor.\ più triste o addirittura impietoso; cioè ::i fanno capire che dietro di esse si cela unn dura e anrnra realtà: il fatto che, in qualità di •merce•, anche noi dobbia– mo sottostare ai rialzi e ai ribassi delle 460 borse commerciali. Sotto un punlo di visla sociale, l'Ilo.. 1110-sapie11s non si è ancora bene sve– gliato, mentre che nel campo tecnico e scientifico indubbiamente ha raggiunto cime elevate. Si tratta di una incongruen. /.a in buona parte incomprensibile, op– pure talvolta fin troppo chiara e che tuttavia sconcerta per un fatto impres– sionante. Mentre, in ·altri campi, l'uomo fa tesoro dell'esperienza vissuta e sa per. fe1tamente analizzare gli errori commessi; nel campo sociale, per una sorta di pa– radosso continuo e che sembra insupe– rnbile, l'esperienza diviene un mito: gli cnori e le stupide ricadute cambieranno forma o muteranno di nome, ma non la sostanza che finirà col condurci verso le stesse trai;:eJie. Sotto questo aspetto pos– siamo dire che la storia è assai mooo– tona. E' vero che si tratta di una mono– tonia che non è avvertita dai soggetti umani, in quanto fortemente sospinti o <ratti dalle fort.e crude dei comuni in. teressi o delle ambizioni, oppure da quel– le più illusorie della speranza. E' solo avvertita, a tratti, da qualche penetrante spiraglio della ragione; e tale frecciata di luce critica, che può avere anche un gran valore, è comunque sempre poca cosa di fronte alla • Storia della Stupi– dità umana• (2). E s'intende che non si tratta di "'stupidità,. in senso banale, e tanto meno intesa come deficienza men. mie, ma di una sorta di ceci1à intelletri– \'a e di sentimento, la quale, soci'almente, rende stupidi di fronte alla storia tanto i dominatori quanto i sottomessi. La lotta di classe finora non ha frut· tata molto per chi è destinato a lavorai·.: (21 Titolo di un libro di \Il. B. Pitkin. Oper.1 interessante, anche ~e gli argomenti sulla stu– r,idità • sociale • non hanno un posto premi– rocrne- e non sono sufficientemenfe approfonditi. (Traduzione iraliann nelle Edi1.. Bompiani).
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