Volontà - anno XVII - n.7 - luglio 1964
la presa della Bastiglia e la marcia su sa anima popolare, e l'ottusaggine, la me. Versailles. Era nato lo stato moderno. La galomania dei potenti, di coloro che at- mistica divina che legava le masse po- traverso le debolezze degli uomini giun- polari al sovrano era staL'.'l trasferita sui gono in un modo o in un altro al potere. concetti di •patria,. e " nazione». Questi erano i nuovi idoli. La rivoluzione fran- La mancanza di libertà in Germania fu ccsc portò nuovi dogmi e nuova autorità. un terrt!no favorevole allo sviluppo della La Francia doveva essere la « grande na- fìlosofh (contrariamente a quello della zione » (« premonizione delle vittorie di letteratura). Kant, che vede\•a nell'uomo Napoleone»). 11 nuovo sacerdozio scatur:. il male innato, accettò il sacrificio dclii va dall'assemblea popolare. Così, se per libertà alle leggi e a!lo stato che avrebbe un verso la rivoluzione aprì le menti ver- reso possibile lo svolgimento di una vita so nuovi ideali, per un altro divenne fero. regolata e a cui non solo auspicava cieca ccmcntc reazionaria, perchè « il f)rincif)io e totale ubbidienza, quale ne fosse l'ori- assoluto della nazione faceva portatore ginc, ma considerava delitto la eventuale della volontà comune anclie il minimo ribellione anche nel caso che gli uomini dei mortali, pur quando gli negava il di- di governo non avessero per primi rispel- ritto di inrerpretarla secondo la sua pro- lato le leggi. E' il ritorno alla concezione pria comprensiorie. Ogni ciuadino imbe- divina dello stato, tanto più grave quan- vuto di questa illusione, forgiava da sè do si pensi che fuori della Germania « il da 'allora i11avanti la sua propria maglia vecchio mondo andava in rovina ». Non nella catena del/a dipendenza che invece meraviglia, quindi, com'egli avesse potu- prinia era stata forgiata da altri per lui. to sostenere il dispotismo di Federico H. La sovranità della nazione imlirizza.1.1 « La società gli apparve ... come un'w1io. tutti 11ellastessa corrente, assorbiva ogni ne forwra tenuta insieme soltanto dal do- considerazione iudividuale, sostituiva ta vere verso lo stato. Egli odiava ogni tmio. libertà versonale con la astra/la eguaglia,,- ne volontaria, come ripudiava ogni buo- za di fronte alla legge•· na azione compiuta per se stessa. Non Napoleone ereditò dai Giacobini la dot- co11oscenza altro che il duro e implaca- trina della « volontà della nazione" e lo bile "tu devi"». stato centralizzato. " Lo scopo politico di Anche nei suoi saggi di etica sociale Napoleone era proprio quello di trasfor• per il quale è stato ingiustamente accla- mare la Grande Nazione in una gigantesca mato come il padre della cosiddetta « Le- unità nella quale non vi fosse più posto ga delle Nazioni», auspica non già una alcuno per l'attività degli individui onde unione di popoli ma di stati: così quc- assicurare che lavor'asse con l'esattezza sta lega « non avrebbe mai potuto rea- di una macchina e che, pulsando unica- lizzare il compito che egli le aveva asse- mente cii morto ritmo del suo proprio gnato "· Hcrder, al contrario, nuspicò in moto, ubbidisse senza alcun sentimento contrasto con la « Lega internazionale di alla volontà di colui che l'aveva messa stati" auspicata da Kant, una « associa- ill 111010 "· Costò molta amarezza a Napo. zione di tu/ti gli uomù1i pe11santi di tutti leone il fatto che ciò non si attuasse in- i continenti». teramente nell'eterna lotta tra il buon Fichte ammise che « lo scopo fìnale del senso, spesso nascosto o sconosciuto, non governo è di rendere s11f)er/111i i governi», solo delle menti illuminate, ma della ste:;. ma la sua opera non fu ispirata da con 441
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