Volontà - anno XVII - n.7 - luglio 1964

gislazione "· Egli fu, come disse Bakunin, « il vero creatore della moderna reazjo– ,ie propugnando le idee di una democrazia nel potere e quindi nello stato che poggia su quei pri11cipi di libertà che della li– bertà 'finiscono per diventare i negatori"· Comunque egli rimane l'uomo del « Con– tratto sociale", in cui, influenzato dai ra– dicalisti inglesi opponeva la « sovranità del popolo" alla « sovranità dei re», an• che se non comprende • una volontà tfi tutti che si forma integrando ogni vol<mtà ùulivid11ale con le volontà individuali de– gli altri, giungendosi in tal modo per vie concrete al concetto astratto della volon– tà sociale"· La speculazione politica di Rousseau è arrivata alla definizione teologica della « volontà comune », l'idea suprema che ordina nel tempo l'organo cui è deman• dato il bisogno stesso di sopravvivenza della comunità, lo stato. « Al tempo di questo concetto speculatico Rousseau re– spingeva (fuiridi ogni idea di associazioni indipe11denti dallo stato, in quanto tali associazioni avrebbero oscurato il chiaro riconoscimento della volontà comune "· « L'uomo naturale esiste per lui soltanto firio allo stabilirsi del contratto sociale: ciò che egli è divenuto da :allora in _voi è solo il prodotto della società mutata in stato, l'uomo politico ,._ Egli predica il dispotismp politico in contrasto con il suo « ritorno alla natura•· E' impossibile lo sviluppo della perso· nalità dell'uomo in funzione di una « vo. lontà comune,._ E' persino contro il libe– ralismo il Locke e Montesquieu, i quali si batterono per limitare i poteri dello stato: e si capisce come i Giacobini accct• !assero le sue opinioni « quando abolirono la division!! dei poteri stabilita dalla C<>– stituzione e trasferirono alla Convenzio• ne oltre il potere legislativo quello giurli– ziario, facilitan'do così la transizione alfa 440 di1tat11radi Robespierre e dei suoi segua- ci». Gli uomini della Convenzione furono gli eredi dello spirito supremo della vo lontà comune: la legge era il simbolo per il quale tutto doveva vivere nella comu– nità, e il legislatore legiferare non solo nell'interesse di questa comunità, ma af• finchè le leggi stesse diventassero lo stru– mento con cui formare e allevare le futu_ re generazioni_ Ogni manifestazione indi– viduale è conculcata e repressa, a meno. che non si manifesti nell'ambito della legge. L'uomo è fatto a immagine e somiglian. za della legge. Si opera così il distacco sempre più marcato tra il popolo e chi governa: quest'ultimo finisce per essere guardato come incarnazione suprema, co– sì come il prete è guardato ministro di dio. Il popolo può ribellarsi in partico– lari circostanze, allora il governante deve difendere con l'uso della forza la « VO· lontà comune", lo .stato, il potere in bre• ve, che trascendono la sua stessa csistcn• la, nel concetto di una mitologia politica: di qui l'assassinio, le guerre, il genocidio. Può dirsi che non solo gli u.0111i11i della Convenzione ripresero dalla monrchia la idea delta centralizzazione polilica ma an– che dalla monarchia derivava il culto del– la riazione che essi portarono avanti in modi del lutto analoghi, pur dovendosi riconoscere clze nell'età di Luigi XIV fa nazione era considerata solo consistente della nobiltà il clero i cittadini ricchi cioè le classi privilegiate, merllre le grandi masse dei cittadini e dei lavoratori delle città 11011 contavano nulla"· La « volontà comune • di Rousseau pren. de corpo nella nazione, ad opera di Sieyè~. che doveva esesre « una ed indivisibile • specialmente nella assemblea nazionale legislativa. La Corte di Francia si accor• se tardi del pericolo onde poter evitar.:"

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