Volontà - anno XVII - n.7 - luglio 1964
in nome dei diritti naturali dell'uomo, il quale potc,•a abba11ere il principe-tiranno (naturalmente quando apertamente o na– scostamente aderiva al protestantesimo perchè - almeno in materia di fede - doveva essere soggetto al papa). Più profonde indagini in materia fecero isolati pensatori tra cui spicca Etienne de la Boètie, arrivando a conclusioni de– cisamente libertarie. La strada fu continuata sugli aspelti dei « idiritti naturali,. in modo da po1- t.1rc un certo equilibrio tra i diritti del popolo e quelli dei sovrani. Di ciò fu un massimo esponente lo scozzese Buchanan, il quale rivendicava non solo la libcrtJ. in materia di fede ma sosteneva essere il potere politico fondato sulla volonlà popolare cui qualsiasi governo deve sot– tostare. Al contrario Hobbes sosteneva essere l'uomo nato un animale asociale che, per paura, attraverso una specie di contratto realizzò lo stato per porre fine alle cala– mità sociali, frenare gli istinti liberticidi in quanto la stessa libertà poteva prospe– rare solo se protetta dalle leggi: quindi egli era al servizio dello stato e in defi– nitiva per il suo potere illimitato, tanto più pcrchè riteneva che la legge e il dirit. to comparissero con la « formazione della società politica (stato) ,. qualificato per decidere su tutto, arbitro delle coscienze, suprema legge. Quindi respingeva le con cezioni della chiesa stessa ed era contro i suoi tentativi di dominio mondiale, ne– gandole ogni potere temporale. Comunque si sviluppò in Inghilterra Il· na oppo~izione sempre maggiore all'<\S· solutismo principesco, al contrario di quanto avveniva sul continente. Solo con gli Stuarts « l'assolutismo giunse a un temporaneo successo perchè con la De– claration of Rights, in cui i principi avan– zati nella Magna Charta erano riafferma- 438 ti cd estesi, fu ristabilito il rapporto con trattualc tra corona e popolo». Jn quei tempi in Inghilterra spicca l'o– pera del Locke che rimarcava notevolmen. le in campo delle teorie sociali una con– cezione dcmocratcia dello stato contro i postulati dell'Hobbes e del Filmer. Co– munque, lo stesso Locke non capiva che le ineguaglianze economiche della società sono determinanti agli effetti del conso– lidamento del potere con tutte le conse– guenze che ciò comporta nella struttura, zione della società stessa; e per evitare· ciò non basta, come il Locke sostiene, la « ripartizione delle funzioni di potere ». Successiv:imente eminenti studiosi (spe– cie in Francia e Inghilterra) svilupparo– no l'idea dei diritti naturali dell'uomo abbandonando il concetto del contratto sociale per « limitare il potere ereditario e ampliare la sfera dell'indipendenza in– dividuale•. L'idea dell'individualismo liberale non può essere considerata a se stante anche comprendendo la relicità del singolo co– me necessaria premessa a quella sociale - come afferma il Bentham - ma il ri– sultato « d'un sentimento di solidarietà ben definito•. Ciò fu mollo sentito dai radicalisti in– glesi, ma par1icolarmente da Thomas P:1i.. ne in America che analizzò a fondo il concetto di stato e di governo essenzial– mente come un male che si oppone nlla perfettibilità dell'individuo nella socielà. Godwin sintetizzò tutte queste idee del tempo con la sua « Social justice ». Egli propugnava l'abbattimento dello stato - e non già solamente una diminuizione della sua fon.a - con una concezione ti– picamente libertaria e [erratamente criti– ca giacchè vedev:1 come la felicità degli uomini riposi su un acquisito benessere economico e sociale raggiunto non per
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