Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964
per qualsiasi pretesto, dando un colpo di coltello a tradimento, fingendo di pc1·donare le offese ricevute per me– glio v,;:ndicarsi in seguito, soprattutto vendicandosi su di un delitto visto o negando alla giustizia di averlo visto, dando delle false testimonianze per fa– cilitare l'assoluzione dei colpevoli, pra. 1icando ogni specie di truffe. In due parole: silenzio criminale, au– dacia impudente, menzogna, tradimen– to, disprezzo di ogni legge civile e mo– rale, ecco la mafia ». Da quellQ del prefetto della provincia di Caltanissetta (24 aprile 1874): « lo definirci la mafia, la speculazio– ne che un individuo fa sulla vigliacche– ria di un ahro allo scopo di spogliarlo del suo avere o di imporgli degli atli che stima utili ai suoi interessi, minac– ciandolo di morte. La furberia, lo spi– rito di prepotenza, l'avidità, l'inerzia sono i coefficienti della mafia. Questa si divide in bassa e alta. La bassa mafia è grossolana e sfac– ciata. Ogni furfante che si senta un po' di coraggio si fa mafioso, minaccia di uccidere quello e quell'altro ed è su– bito obbedito e servito. Non gli si ri– fiula nulla; per dargli quello che esige, ci si ridurrà alla miseria. L'alta mafia consiste a mostrare dei modi di fare onesti e nello stesso tem– po ad essere d'accordo con dei "bravi", dei mafiosi di origine bassa, a fare ese– guire da essi le proprie vendette, i pro– pri progetti, sia che si tratti di rubare il bestiame di un proprietario o di ob– bligare costui a vendere a vii prezzo un podere, un campo, un bosco che si desidera, sia che si voglia ottenere, con la minaccia, seguita, caso mai, da un inizio di esc.:::uzione, la mano di una 358 ragazza riccamente dotata. Questo per le campagne. Nelle città, l'alta mafia giuoca alla prepotenza, essendo diii– genie per impadronirsi delle cariche più importanti con lo scopo di mettere a contribuzione i redditi comunali; es– sa si occupa ad accelera1·e la morte di parenti con eredità che tardano ad an– darsene all'altro mondQ, a corrompere i magistrati, i funzionari, in tutta la misura del possibile, ad imbrogliarli, circondarli, isolarli, ad arricchirsi sen– za scrup◊li, a fare traffico d'influenze vendendo la proiezione dei potenti». La conclusione di questa breve escur– sione fra i documenti del passato, la troviamo nell'intervento del deputato siciliano Di Cesare il quale, riprenden– do la parola nella seduta finale del 13 giugno, ebbe queste amare parole: « La plebe siciliana considera impos– sibile ogni resistenza ai malfattori, poi– chè i briganti sonb informati di tutto quello che si prepara contro di essi dai giudici o alla questura. L'impotenza delf'aatorità fu tale, tempo fà, a Mes– sina che le autorità municipali dovette.. ro scendere a palli con la banda Cuc– cinot to perchè non commettesse de• predazioni nella prqvincia! Rinuncio poi a parlare dei doganieri perchè, se entrassi in questo fango, non saprei più come uscirne! ». Si tratta di documenti ufficiali, an– che se imperfettamente riprodotti, ed essi ricordano e concordano con la co– raggi9sa accusa di F. S. Merlino, conte– ni.ila nel suo libro, troppo poco cono– sciuto, « Questa è l'Italia». CLAUDIO CANTINI
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