Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964
formare il papa che lo scopo dell'opera era sempre quello di dimoittrare la piena validità del sistema copernicano. Lo sdegno di Urbano Vili si rivolse prima di lUIIO \'erso Padre Moslro, se– gretario del S. Uffizio, il quale, sorpreso, assicurma di a,·cr ricc,•uto per iscritto l'ordine di dare l'« im1,rirna1ur •. Allora il ponleficc, che assolutamente nca:a\·a di aver dato l'autorizza1.ionc, metteva a con– rronro il P. Riccardi e Mons. Ciàmpoli. Altro colpo di scena: il primo moslrò un biglietto del secondo dove era scrillo che il papa a\·na detto al Ci~mpoli di appr~ rnrc la stampa del Dialogo. rrnncesco Niccolini, ambasciatore prcs– !-O il Vaticano del granduca di Toscana, cercò di chiarire la qucs1ionc; ma il papa, comprendendo chiaramente di essere stato giocato anche dai suo diretti collaborntori, non volle accetta.re scuse, e iniziò senz'al– tro un procedimento giuridico contro Ga– lrleo. D'altronde, anche se il libro fosse stato emendato, la collera del pontefice sarebbe scoppiata lo stesso in conseguen- 73 della pubblicatione avvenuta scn1.a il !ì.UO consenso. Nelle udien1:e, delle quali abbiamo già detto, come pure nelle intercessioni solle– citate da altre personalità, Galileo aveva ~empre as,;;icuralo che avrebbe obbedito agli eventuali ordini di modifica o di emen– damento; invece, nel Dialogo pubblicato, dimostrò candidamente di aver disubbidi– to ... E quc-slo dimosl ra che Galileo fu, in un medesimo lempc, ingenuo e diploma• 1ico. Cerio che se non avesse avuto l'aiulo mini ddla l>loria. Comprensione che ci L.l ricordare un'altra simpatica tigura di ita ccrdote; Giovanni Verità il aslvatorc di G~ribaldi {ccclesiaslici eh~. come altri del– lo stesso slampc, possiamo dire che sba• gliarono carriera). Lo «scandalo•• anche per ragioni com• pr·ensibili in simili ambicn1i, rimase solo nella cerchia dei personaggi in causa. Ga– lileo fu ci1a10 a comparire davanti al 1ri– bunalc del S. Uflizio. Cilunpoli, che do\·e,·a essere eletto cardinale, na1uralmen1e pcr– dc:cllcla porpora senza più alcuna spernn- 1a. Inoltre il papa era pure indignalo per le correzioni che il Ciàmpcli aveva pcrtalo o:d una sua lettera pastorale: non volle piu ricc\'crlo e poco dopo lo esiliò per sem– pre. D'altra parte non si sa di preciso se Galileo era a conoscen1:a dei souerfugio escogitato dal Ciàmpoli. Probabilmente non lo sapeva: è ragionevole pensare che il segretario dei brevi non poteva deside– rare di mos1rarsi, sia pure in segre10 col suo grande amico, un banale traditore del. la fiducia che il papa ripcneva su di lui: forse spera,·a fortemente che tullo sareb– be andato liscio lo stesso, approfittando pure elci fotto che il pontefice in quel lcmpo era impegnato in gravi pro– blemi pclìlici, e quindi contando sull'evcn- 1ualì1à che il Dialogo potesse attirare mi– nore allcnzione; e se fu così, sta\'olta ru l'amico monsignore che peccò d'ingcnuit~. ~cgrcto del Ciàmpcli, il Di<llogo sicuramcn- Il processo !:tub1toda Galileo è troppo le non sarebbe uscito nel suo lesto origi- noto perchè occorra qui i1Jus1rarlo nei suoi nalc, oppure avrebbe visto la luce molti particolari. Diremo solo che, storicamente, ;umi piìt t:wdi. Del foclclc:nmico di Galileo, è accertato che il grande vcw:tiardo,01mai è doveroso riconoscere la sua generosilà grandcmentc:c avvilito, non pronunciò il fo. priva di pregiudi1i, oltre che l'intelliiente mai.o • Eppur si muove!•· Certo, però, lo comprensione ,·crso uno dei pil1 grandi u~ ripclè in se stesso con lulla la for.rn del 3.19
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