Volontà - anno XVII - n.6 - giugno 1964

detto come imminente la morte del pon– tefice. Simili dicerie, in quel tempo, PO· h!\ano :nere gravissime conseguenze an– t.:hc per Galileo; però prevalse un cerlr, buon senso anche da parie dello Slcs~ •minacciato•, come fu poi reso noto dal cardinale Francesco Barberini: fu com– presa l'assm·dilà della diceria, venendo presto a galla la calunnia. La elevala pcr– son.:llità di Galileo non poteva ceno asse. condarc simili calunnie o insinu~1n: ·ml– r,ari sospetti. Urbano VIII non era a\,erso alla to– totalilà del contenuto del • Dialogo•. ci-a pc1ò fermamente deciso a sopprimere il dialogo • sul flusso e riflusso• O\'e era implicita la prova del moto della Terra; e inoltre \olcva che il titolo dell'opera venis~c modificato in • Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemai– co e copernicnno •. Tale modifica, psico– lo1,:icamc111c,non è dillìcile intcrprc~arln: l'intrusione del « mondo tolemaico• in certo qual modo testimoniava che :alc mondo poteva benissimo essere quello va– lido di fronie all'altro; an.li , il p~lPti \..., leva scn1.'altro che il « mondo copernic-;:, no• fosse discusso come • semplice i"" lc:,i •. L'• i111J}ri111atur •• finalmente, fu conces. so; ma da questo « punto •• nel carteg– gio storico, le cose si fanno un po' oscu– re, cd anche un poco comiche. Galileo ritornò a Firemc, ove doveva stamparsi il • Dialogo •, lutto felice e, qlrnndo scm• brarnno \uperatc tulle le diHicoltà, ricc– ,cttc un a,·viso inaspettato da Roma, ove n:niva imitato per ...aggiuslarc • alcww CV\Cllc nel proemio e dentro l'o]Jera ste:,;– sa •• dato che l'• imprimatur• non pote• va considcrarr.;i definitivo. Galileo ne lu amar:11nt't1le sorpreso e inutl sùbito che l'intralcio non poteva essere causato che dai suoi nemici dichiarati od occulti. In quell'epoca infieriva la peste in tut- 338 1a l'Italia e Galileo, vecchio e malandato in salute, non si sentiva d'intraprendere un viaggio faticoso in quei tempi e per di più sotto l'infuriare di un'epidemia. Fu aiutalo d.: una innuente pcrsonalilà vati– cana, il Padre Nicolò Riccardi, il quale lo dispensò dal presentarsi personalmente a Roma, lasciando la decisione all'inqui– sitore di Firenze cd avvertendolo però dell'cmendt1111e11/o che doveva essere fat– to sul libro. (Su questa circostanza, sto• ricamente, vi è un po' di oscurità: pare che l'inquisitore fiorentino, uomo non ec– cessi\'amente rigoroso, sia stato convinto da Galileo che il libro era già emendato, e che abbia concesso il nulla osta senza accertarsene, fidando sulla parola di Ga– lileo; però non esistono precise testimo– nianze in merito). Nel febbrnio del 1632,con i tpi di G. 8. Landini, in Firenze, uscì finalmente la fomosa opera dalla quale la scienza iniziò il suo glorioso cammino. Quando alcune copie dell'opera giunsero a Roma scop– piò una specie di scandalo, poichè il pa– pa, indignato, sosteneva di non a\·er dato alcuna autorizza7ionc. Al pontefice (non si sa da chi, ma probabilmente da qual· cuno che avew, interesse a far rilevare che le disposizioni della Chiesa non erano state rispettate. circa l'abolizione dei •passi» più scabrosi del Dialogo) fu fat– ta pervenire una copia, e possiamo im– maginare quale sarà staia la sua collera quando constatò che, oltre ad essere sta– to pubblicato senza il suo consenso. il Dit1logo restò pressochè immutato nel suo originale contenuto. Qualche storico opina che il fatto che il papa non abbia ricevuto direttamente il Dialogo nè da Galileo, nè da Mons. Ciàmpoli, nè da P. Riccardi, può provare la colpevolezza di delle persone, cioè de– pone per la loro colpevolezza avendo es– si • forzato • la pubblicazione senza in-

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