Volontà - anno XVII - n.5 - maggio1964

accettata dalle persone che l'hanno compreso». Ancora, però, io resto nella mia ignoranza. La conoscenza della verità avviene a seconda dell'accordo o d.!I di~accordo con i termini del problema: finchè non conoscerò i ,,aJori di rela– zione mediante i quali debbono essere comparati i detti termini e finchè questi valori non saranno valutabili attraverso la mia comprensione, io potrò essere ~lato informato anche di un principio che mi permetterà di pen•enire ad ult..:– riori conclusioni, ma seguiterò sempre: ad ignorare l'essenza cli quel principio. il cui enunciato è da me conosciuto sblo superficialmente. Ogni propo~izione contiene una sua intrinseca e, 1 ictcnza, così come ogni affè'rmazionc: deriva da determinate premesse. Da queste ultime, e non da altrJ, dipende la validità dell'affermazione. Se pQteste, per virtù di un miracolo, pro– vare che « i tre angQli di un triangolo sono uguali a due angoli relli •, io con1i– nuerò a credere che questa proposizione era vera o falsa prima del verificarsi del miracolo e che non vi fu alcuna necessaria relazione tra questo ed i termi– ni dell'anzidetta proposizione. 11 miracolo allontanerebbe la mia attenzione dal problema specifico, che Yeni\ a dibattuto entro i limiti della ragione, e Io por– terebbe in un diverso campo, nel campo dell'autorità. lo posso anche accordrt– re all'autorità, invocata do. voi, un assenso formale e precario, ma ciò non basta per concludere che io abbia percepito la verità intrinseca delle afTcr– mazinni. Ma ciò non è tutto. Le istituzioni sociali non si limit::tno a pretendere il mio consenso su cer– te loro proposizioni richiamandosi alla rispetlabile testimonianza che rafforza il \"llorc di esse: dopo tu Ilo, ciò sarebbe nient'altro che un «consiglio• pro– veniente da una fonte rispettabile e che patrci rifiutare e non tenere conto s~ non concordasse, dopo maturo esame, col mio personale giudi.do . Però, la natura stessa di tali istituzioni fa sì che al «consiglio• sia legata sempre una sanzione, una prospettiva cioè di premio o di castigo che induce all'obbedienzc1. Comunemente si afferma che • le istituzioni sociali dovrebbero lasciare al– l'individuo piena libertà di coscienza, riservandosi però la facoltà d'interferire nella sfera dei rapporti tra l'individuo e gli altri individui,._ Questa distinzio– ne è però eccessivamente superficiale. Che tipo d'essere morale è colui che lascia da parte la sua coscienza nelle relazioni col resto dell'umanità? La detta diqinzione sembra poggiarsi sul pre~upposto che è soltanto grandemente im– oort1nte cleciden.i se debbo inginocchiarmi vers("" :::st o verso ovcM; se debbo inYocare, come oggetto d'adorazione, Jchovah oppure Allah; se debbo pagare il sacerdote che indossa la cotta o la finanziera. Queste sono azioni per le qu::ili ogni uomo onesto deve essere rigido ed innessibile. 1\lentrc non sussiste alcuna preclusione nell'affìdare fiduciosamente nelle mani del magistrato civile tutte queste altre questioni: se debbo essere un tiranno, uno schiavo od un uomo libero; se debbo legarmi con molteplici giu– r:-imcnti ccl impegni impossibili poi a mantenc.rsi, oppure se debbo es~cre uno scrupoloso osserrntorc della verità: -;e debbo giurare fedeltà ad un re de jure o ad un re de facto, al migliore o al peggiore dei governi. 303

RkJQdWJsaXNoZXIy