Volontà - anno XVII - n.5 - maggio1964
dormito nella sala d'aspetto della stazio– ne. Senza wnti complimenti, mi disse: - So che sta1c scriwndo qualcosa su l'En-Dchors. Vorreste farmelo \'Cdere? Accondiscesi al suo desiderio, e gli mo– strai lo studio che avevo com:nciato sulla sua \"ila e sulla sua opera. Lcggc\·a e scuo· tev.i la testa con una certa benevolenza Ma, di tanto in tanto: - l\•lio caro amico, non crcòcte che que– sta parola ... ? - Oppure: « Caro amico, non pensate eh~ questa proposizione in– cidentale ... ?• Così, che se l'a\'cssi ascoltato, credo che sarei stato obbligato a ricomi:iciare tutto quanto avevo fat IO. Tenni duro e non gli feci eh~ rare conczssioni. - Non dimeaticate - gli dissi poi - che si tratta d'un mio studio su Zo d'Axa, non d'una pagina di Zo d'A.•m. Voglio pen– sare che non abbiate la pretesa che io scri\·a come voi ... Sospirò: - Avete ragione. Ma ... Rimase due giorni a Carolles. Era un .:sserc pieno di fantasia e parlatore sorprendente. Non furono per me due giorni qualunque. Il Chi ,·olesse tentare di definire esatta– mente il d'Axa, e stabilire le influenze su– bite da questo mirabile maestro della pen– na p.,;r il quale~ l'a?ione era \':.!ram.:;ntc la sorella del sogno», correrebbe il rischio di camm;narc tastoni per parcc::.:iio tem– po ... come, in fondo, lo stesso d'Axa. In effetti, egli si è sempre c.:rc:ito: ço uinua– rr:.;nlc, pazientemente, oslin:u::nncntc. Q,idlo eh.:; lo guidav.:1, era un.:1 s::>rta d'ir– re<;istibilc istinto. Finì per divenire pub– bl cista. n:ituralm~nte. Conquistò allorn, se 1L\ gr.:1ndi sforzi e da artista ingenuo di rnra e squbita sensibilità, la fo1·ma eh: il suo pensiero esigeva. ::sorclì con qualche scriuo su alcuni 280 giornali di Bruxelles e d'Italia. Poi. un bel giorno, fondò l'En-Dcllors. Nell'am• bicnte letterario e politico fece l'effetto d'una bomba. Fin dal primo numero, una epigrafe ddla testata diceva chiaramente l'uomo e lo scrittore: "Colui che nulla \'incola e che un'impulsiva natura solri guida. il passionale complesso, il fuori legge, il fuori scuola, l'isolato che instan– calbimcntc cerca oltre». Er:t una singolare e p::ricolos.i promessa. Bisogni riconoscere che Zo d'Axa seppe mantenerla: largamente. L'En-Dchors, si gcuò risoiutamcnte nel– la critica audace e folle delle islltuzioni e dei costumi. Assunse la difesa dei pic– coli, specialmente degli anarchici persegui– tati. Ma i suoi gridi di rivolta non erano esenti d'ironia. Anzi, erano pieni della bel– la ironia che Proudhon aveva qualificato di santa e di arma sovrana. Molto meglio questa, che le geremiadi e i rnggi1i. Tutti i grandi ribelli l'h,111no coltivata con pas– sione. Valles, qualche volta, con asprezza e crudeltà. D'Axa con più disinvoltura. Si– lenzio, ai piagnucoloni e agl'ipocondriaci. Siamo nd paese di Voltaire! D'Axa aveva a fianco, come collaborato• ri, scrittori che si chiamavano: Octave Mir– bcau, Lucien Descaves, Georges Darien (l'autore di Biribì), Vietar Barru::and (a quel momen:o anarchico e che a\eva lan dato l'idea del pane gratuito), Emilc Hcn• ry (che più t.:trdi lanciò la bomba al Ter– minus): e dei poeti: Stuart Merill, Francis Viellè-Griffin, Hcnri dc Régncr ... E ancora altri, fra i quali Picrrc Veber {sì, sì, anche lui!). Una squadra maraviglicsa. L'influenza di questo giorriale-rh ista fu immensa. D'A:rn ci dispensava una vi,·a· cità int.!sau.-ibilc e ad ogni momento rin- 00\'ava camj)agnc risonanti. Nello stesso tempo dava prov.:i d'una fantasia tutta particolare che niente potcv<> turbare. E'
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