Volontà - anno XVII - n.5 - maggio1964

quanlo totalmente fondata su contin– genze e scopi di dominio. E' vero, d'aJ. tra parte, che non abbiamo altre «case spirituali» (templi) da offrire a Tizio; ma in questo caso è meglio vivere al– l'«addiaccio», e avere per tempio quel– lo che preferiva Emanuele Kant: l'im– mcnsilà del cielo stellato. li pensiero e l'azione libertaria sono ben lontani dal volere una soppressio– ne fisica o comunque violenta delle ge– rarchie ecclesiastiche, come queste un tempo desideravamo lo sterminio di Lulti gli eretici, e come, almeno pari;ial– mcnte, fu tentato e si tenta dall'odier– no comunismo. All'anarchismo interes– sa soprallutto che la gente diserti le chiese: il resto verrebbe pacificamente e per logica conseguenza. L'uomo è li– bero di pensare che l'universo abbia un f-ine o uno scopo, e di conseguenza credere che anche tutta l'esistenza del– l'umanità abbia un ruolo o una certa importanza in tale fine universale. Quello però che deve assolutamente ri– gettare è il credere che la nostra esi– stenza, già abbastanza tormentata in questo mondo, debba poi avere nel– l'«altro» il dilemma di una scelta tra un'atroce banalità di un fuoco eterno e la estrema monotonia di una gioia paradisiaca senza fine. Con questo però non ho inteso e non intendo lasciare alla sola «pressione» degli eventi il compito di favorire la realizzazione di organizzazioni liberta– rie; e Campana ha indubbiamente ra– gione di puntare praticamente sulle piccole cose, anche se in concreto non risultasse poi tanto vasto il lavoro com– piuto. E a questo punto c'incontriamo inevitabilmente con la malinconica con– statazione della povertà dei nostri mez. zi, conseguenza diretta dell'esiguità del- 270 la nosl ra forza numerica. Dedurre pe– rò che lo stentato sviluppo dell'anar– chismo sia una prova che dimostra il suo contenuto utopistico, e, quindi con– siderato inutile dalle masse, le quali per questo non verranno mai attratte in grande numero dalle nostre idee, non sarebbe nè logico, nè obiettivo. An– che i primi passi della scienza furono considerati inutili, anzi giudicati addi– rittura dannosi per la personalità uma– na. Le cause, sicuramente, sono celate da altri (allori, da altre complessità psicologiche e sociali. Voler abbattere lo Stato con una di– retta violenza è assurdo, ed anche un po' ridicolo. Rendere invece lo Stato piuttosto un semplice amministratore, e non più un padrone armato, può es– sere la prima tappa più razionale e non impossibile; e se non scoppieran~ no pazzie militari, tali da rovinare sen– za più rimedio l'esistenza della razza umana, l'inizio del prossimo millennio poi rebbe benissimo essere caratterizza– to da una simile evoluzione; poichè, come abbiamo ripetuto altre volte, le guerre sono appunto quelle che alimen– tano la «ragione d'essere» di ogni prin• cipio d'autorità; e di tale alimento, lun– go la storia, si è nutrita abbondante– mente anche la stessa religione. Uno Stato disarmato per sempre sarebbe già per metà esautorato; e d'altro can– to anche se non sarà o non potrà fare a meno di essere un campione di one– stà amministrativa, sarà comunque mi– gliore dell'attuale, gràvido di armi si– no alla cima dei capelli, e sempre preoc– cupato dal «dovere» di difenderci dai «nemici» di oltre frontiera, qualunque sia il colore dello stato custode. Ad o– gni modo è ragionevole pensare, oltre che logico, che una certa fase d'inde– bolimento del potere statale si debba

RkJQdWJsaXNoZXIy