Volontà - anno XVII - n.4 - aprile 1964

le finestre della UIL, a piazza Statuto, un sordo mormorio di disapprovazione s'è levalo dalla platea. Nessuno, in effetti, è poi salito alla tribuna a prendere esplicitamente le difese dei giovani dalle "magliette a righe", che provocarono i tumulti di piazza Statuto, ma molti delegati del PSIUP hanno vivacemente criticato gli accordi firmati in quella occasione dai comunisti e dai socialisti con i dirigenti della Fiat, della Olivetti e della ltalsider. « Voi oggi vi lamentate», ha detto un sindacalista del PSIUP polemizzando con i dirigenti comunisti e socialisti della Fiom « che la Confindustria non rispet• ta quegli accordi ed è passata alla controffensiva. Ma noi vi dicemmo allora che era un errore interrompere la potente ondata degli scioperi del '62 per ac• cettare un accordo che si sarebbe rivelato una "trappola" per i lavoratori! ». COMUNISTI TRA DUE FUOCHI E' comprensibile la sorpresa e il disagio, in cui si sono trovati esperti e pro• vati dirigenti sindacali, come il comunista Trentin e il socialista Boni, quando hanno visto che queste critiche al loro operato venivano applaudite anche da molti delegati iscritti al PCI e al PST, evidentemente delusi e irritati per la man• cata applicazione dei miglioramenti che credevano d'aver conquistato con i lun– ghi scioperi degli ultimi due anni. Ma ancora maggiore è stato l'imbarazzo dei comunisti, quando dalla pole• mica retrospettiva si è passati a discutere dei programmi per il futuro. I sinda• calisti del PSI e del PSIUP hanno assunto posizioni chiare e nette, anche se completamente divergenti. I sindacalisti del PSI, pur riconoscendo la necessità di difendere gelosamente l'autonomia del sindacato dal governo, hanno soste.. nuto l'opportunità di contribuire con una autolimitazione responsabile delle ri• vendicazioni salariali alla realizzazione d'una politica nazionale di programma– zione economica. Quelli del PSIUP invece hanno negato ogni fiducia e ogni col• laborazione al governo di centro-sinistra: « Noi non crediamo», essi hanno pro– clamato, in scoperta polemica anche con le recenti affermazioni del leader CO· munista Giorgio Amendola, « :=.tlla così detta programmazione democratica: per una vera programmazione è necessaria la sconfitta e il rovesciamento dello Sta– to capitalistico e la conquista del potere da parte dei lavoratori». I Comunisti hanno tentato di proporre una linea politica intermedia, con l'unico risultato di scontentare gli uni e gli altri. « Se credete alla necessità di collaborare alla pro– grammazione » dicevano in sostanza quelli del PSI « non potete porre la condi• zione, oggi irrealizzabile, d'una partecipazione del PCI alla maggioranza di go– verno: la situazione economica del paese è grave e gli interessi dei lavoratori non permettono lunghe attese e posizioni ambigue ». « Se veramente volete combattere la politica dei monopoli, che sta condi• zionando anche questo governo», hanno incalzato quelli del PSIUP, « non dovete fare nessuna concessione: tradireste la classe operaia e questa non vi seguirebbe». Stretti tra due fuochi nel dibattito congressuale, incerti e divisi anche al loro interno (perchè molti dei quadri dirigenti comunisti sono propensi ad ac• 255

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