Volontà - anno XVII - n.4 - aprile 1964
non facciano un passo in più per comprendere che le stesse restrizioni sono egualmente applicabili a tutti gli altri cittadini. La fallacia di ques!a concezione non è meno evidente dell'immoralità dei suoi risultati. Dobbiamo all'impiego inadeguato ed ingiusto della parola •diritto" non solo il fato che l'avaro possa accumulare sterilmente ricchezze, la cui equa distribuzione servirebbe invece alla soddisfazione di molteplici nece:::.si1à; che il gaudente gozzovigli nella licenziosità e nell'ozio, indifferente ver:::.o le tante famiglie condannate all'indigenza; ma anche il fotto che detti indi\!idui non cessino mai d'invocare i loro diritti, per tacitare la riprovazione altrui e la voce della coscienza, ricordando il loro dirillo, che essi hanno sulle loro ricchezze correttamente, che non debbono niente a nessuno e che, per con!'>cgucnza, nessuno ha il dii-itto di occuparsi dell'uso che essi fanno di loro beni. Non sono poche le persone che sentono il bisogno di una simile difesa e perciò sono favorevoli ad essa, scagliandosi contro l'impertinente intruso che osa indagare su • cose che non lo riguardano"· Essi dimenticano però, che l'uomo savio e onesto, il quale ama il suo paese ed i suoi simili, si è sempre interessato di tutto ciò che può, in qualche modo, affliggerli, e che esso si sente quasi un «inquisitore• della condotta morale del prossimo, e quindi col relati\'O dovere di esortarli alla pratica della virtù, con tutta la forza che deriva dalla verità e con tutto il rigore che una condanna chiaramente espressa può infliggere al vizio (2). E' appena da aggiungere che se gli individui non hanno diritti, lo stesso vale per la società, la quale non po,;sicdc ~e non quelli che ad essa gli individui hanno nel complesso devoluto. L'assurdità dell'opinione corrente su questo problema è ancor più evidente se sì considera il caso precedente. o·accordo con questo precetto generale. ogni circolo riunitosi per un qualsivoglia prop0sito pubblico, (2) Polchè 11 presente capitolo è s1ato complclamcnte mutato 11clla 1en11 edl:done dell'opera, diatno qui di seguito un primo brano che è 1t;110 aggiunto nella detta edldone: " Come abbiamo dei doveri che ci obbligano ad una determinata condotta, in rCl:l.7ìOncalle no~trc facoltà cd ai nostri mezzi, cosl coloro che ci circondano hanno il dovere di consigliarci o dì censurarci, a seconda dei casi. E' colpevole di omissione colui il quale non impiega tulli i mezzi di pl·rsuasionc a sua disposizione per correggere gli errori che avveri..: in noi, non esclusa la più ..-nergica condanna degli stessi. E' assurdo ammeuere che. per il semplice fallo che certe azio.,i corrispondono alla mia esclush'a sfori.I di :v'onc, il mio simile r.::m posl>Uaiutarmi - con o senza il mio im•ito - nella scelta della condotta più appropriata. Cia::1'.nO dovrà formarsi un giudizio, il piu esauo possibile, su tuni i particolari che cadono sotto la sua ossen.-azione e do,•rà esprimere sinceramente ciò che 1ali osservazioni gli sui:,gcr1SCOll(, specialmeme a coloro che sono piu interessati nella questione. Le peggiori conseguenze per la vita degli uomini sono dcriv:uc precisamente daJla suppo~izionc che le questioni pri\"ate di oanuno sono tanto sacre che tutta gli altri ~ebbono sentirsi sordi e ciechi rispetto ad esse. a,,o~cLaco:a~\z~!n1"~t~e e;;:::a. r~!e1iornc~:a d~~~:n~he tft~os1;~uss:'r:ii1:, s:~:~~!r~e~·::::i~e d~o~t~: a~ioni non deve essere animato da intenzione impertinente o, frivola, ma solo dal desiderio di rcndè;~i utile. E', altresl indubbio che snr.l lo stesso interessato a determinare la propria condotta, mentre che ai suoi amici spellerà poi consigliarlo con tatto e discrezione. Non esiste ~ertan~e~te tirannia più insopportabile di quella dcll'indivicluo che continuamente ci molesta con I suoi 1~– sistl'nti consigli. scn1.a rendersi conto che. egli. _d~ parte sua, è ben. lontano dal i:iroced_ere ili conformi1à degli stessi. Perchè sia efficace, 11cons1gho deve essere dato m modo semplice-, d1scre10, benc,olo e disinteressato. 223
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