Volontà - anno XVII - n.4 - aprile 1964

diritti. Se per «diritto», nel senso che alla parola ::,idà comunemente, s'intende sempre una facoltà discrezionale, ovvero il potere assoluto, per ognuno, di con– cretare o di omettere la realizzazione di qualcosa, senza incorrere, per questo, nella giustificata riprovazione da parte di terzi, o, in altri termini, senza incor– rere in certi gradi di colpa o di condanna, se il « diriuo » s'intende in questo senso, io affermo che l'uomo non ha diritti nè poteri discrezionali di alcuna specie. Si dice comunemente che « l'uomo ha il diritto di disporre liberamente della sua ricchezza, e del suo !empo, il diritto di scegliere libc.-:ramente una professione o uno scopo particolare». Però ciò non può sostenersi in modo plausibile fino a quando non '3i provi che l'uomo non ha dei doveri che limi– tino e condizionino i suoi modi di procedere in cbscuno di quei casi. Il mio simile avrebbe così tanto il diritto cli porre fim· alla mia vita col veleno o col pugnale, quanto quello di negarmi l'aiuto pecuniario, sen7.a il quale io morirci di fame, o di rifiutarmi una c.liwrsZI specie di assistenza, quella cultu– rale, chi:! mi permetta uno sviluppo intellettuale e morale, che non potrei mai raggiungere con i miei mezzi; avrebbe tanto il diritto di appiccare il fuoco alla mia casa o di torturare i miei figli, quanto di ritirarsi in una cella senza preoccuparsi degli altri, e di tener nascosti i « suoi talenti in un fazzoletto» (e hlde his talent In a napkln » ). Se l'uomo ha dei dirilti, cioè dei poteri discrezionali, questi debbono evidentemente riferirsi a questioni completamente irrilevanti, come il sedersi alla sinistra invece che alla dc~lla del focolare, oppure come il mangiare carne oggi o domani. Questa categoria di diritti, però, è molto meno numerosa di quanto possa immaginarsi, pcrchè, prima ancora che sia definitivamente fis– sata, l: necessario dimostrare che la mia scelta non è rilevante per il bene o per il male di altre persone. Trattasi di diritti per i quali non vale certamente la pena di lottare, poichè, data la loro entità, sono innocui ed insignificanti. In realtà niente può sembrare più strano agli occhi di un acuto osservatore quanto il fallo che due idee così incompatibili tra di loro, come «uomo» e «diritti», siano state associate in una stessa proposizione. E' evidente che l'una escluda l'altra. Prima di attribuire all'uomo certi diritti. dobbiamo conce– pirlo come un essere dotato di intelligenza e capace di discernere non solo le differenze che esistono fra le cose, ma anche i comportamenti che esse impli– cano. Ma un essere dotato di intelligenza e capace di discernimento si trasforma, di fatto in un essere morale, cioè in 1 .m essere al quale corrisponde l'adempi– mento di determinati doveri. Ma per come è stato dimostrato precedentemente, diritti e doveri si escludono. I difensori della libertà hanno affern1ato che i prìncipi cd i magistrati non hanno diritti: affermazione, questa, che non può in alcun modo essere messa in dubbio. Nella vita pubblica di detti personaggi non esiste alcuna situazione la quale non comporti l'adempimento di determinati doveri, giacchè ogni attribuzione, di cui ~ssi sono investiti, ·,iene esercitata esclusivamente per il bene pubblico. E' strano come coloro i quali propendono per tale opinione 222

RkJQdWJsaXNoZXIy