Volontà - anno XVII - n.2 - febbraio 1964
figure di ril1~v0 internazionale che potrebbero ottenere la paralisi della mano di,;trutlrice. Giunti a questo punto, c'è da domandarsi sinceramente se « l'anarchismli può rappresentare quella terza forla alla quale si aspira"· Ritengo che, dopo aver riconosciuto, implicitamente, quanto «l'anarchismo" abbia perduto di influenza sul movimento operaio (per come indica il primo quesito); dopo avere, io, affermato, quanto al secondo quesito, che l'anarchismo organizzalo ha esercitalo una minima influenza sul « pensiero attuale•: dopo avere ricon(l– sciuto, quanto al terzo quesito che « le moltitudini del mondo non hanno accu• · sato ancora, in maniera visibile, l'urto delle nostre idee•. ritengo, che non possiamo accampare una simile pretesa. Non la possiamo m.-campare, si badi b1;:nc,perchè gli uditori non ci ascol– rnno e non già perchè le nostre soluzioni non siano valide. Tl problema imme– diato che si pone di fronte all'umanità è quello della sua stessa distruzione. La pace è la prima agognata soluzione - per molti, l'unica - e tuttav:a l'anarchismo organizzato non ha posto soverchia energia in questa attività. Si dirà che la pace t! un effetto, la cui causa è la presenza dello Stato, il quale, una volta sparito, non produrd1 delle guerre; si dirà che, conseguente mente, gli sforzi debbono escrc rivolti contro lo Stato, causa di tutti i mali che affliggono !"umanità: Ma ragionare ço~ì è un grande crrn1·c, pcrchè anchf! dai rami si giunge al tronco quando questo è troppo ccrpulento per le forze di uno solo. Secondo Marx, Bakunin prendeva le cose alla leggera quando, nel Congresso di Basilea, si opponeva alla legge sull'eredità. Marx affermava che bastava attaccare la proprietà privala perchè sparisse « ipso facto» l'eredità, benchè, come mezzo transitorio, considerasse conveniente aumentare le imposte sull'eredità. Bakunin invece sosteneva che l'attacco all'eredità faceva parte della _ginnastica rivoluzionaria contro l'istituzione dello Stato, come metodo, e che costiluiva un fronte più l.irgo contro l'obiettivo principale: l'abolizione dello Srnto. La pace, allo stesso modo dell'eredità, non costituisce l'essenziale degli ideali anarchici, ma, dedicarsi ad essa, costituirebbe una ginnastica rivoluzio– n:tria la quale renderebbe agili le nostre forze. Nella Decima Conferenza del– l'Internazionale Pacifista (War•resistcrs' Jnternational), tenutasi in Tndia dal 21 al 27 dicembre 1960, soltanto un movimento anarchico - la Federazione Ana1"Chica Giapponese - inviò una delegazione: i compagni Doi e Yamaga furono gli unici anarchici che rappresentavano un movimento libertai·io nella detta Conferenza. Presenziarono individualmente, ma non rappresentavano alcuna entità anarchica, altri compagni come Hem Day e Tom Smylh. L.1 stessa azione di Lecoin, in Francia, a favore degli obiettori di coscienza fu J.ppoggiata solo « a posteriori», e molto timidamente, dalle nostre organiz• t:a?ioni. Esiste, invero, una « ter-t:3 forza,, spirituale, la quale conta pcrsonalit:l del mondo letterario, art!stico, scientifico e sociologico: sono Bertrand Russcl. 92
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