Volontà - anno XVII - n.2 - febbraio 1964

8 anni nelle industrie a motore mecca– nico e a fuoco continuo comprendenti più di 20 operai. Inoltre. veniva sL:1.bilitoche i fanciulli dagli 8 anni non dovessero la• varare più di 12 ore al giorno. Il lavoro notturno era vietato ai minori dei 13 anni e nessun minore dei 12 poteva essere oc– cupato in una officina se non frequenta– va la scuola. Ma, s'intende bene che que– sta legge, come molte altre, rimase per lunghi anni lettera morta. Il movimento di protesta contro la gra– ve situazione dei lavoratori, in tutti i paesi, non era formato da individui iso– lati. ma, da sempre più, grosse schiere di persone. talchè si sentì presto il biso– gno di riunire gli arlerentì in associazio– ni che tendevano. aspiravano, ad un nuo– \"O ordinamento sociale- I lavoratori ave– vano bisogno di consultarsi per conosce– rP e calcolare le proprie forze, per con– cordare i propri intendimenti, stabilire i modi d'azione, trovare rimedi che pos– sono porre termine ai loro mali: per raccogliere i mezzi necessari ed esprimer– li anche attraverso la stampa e per dare inizio ad un lavoro d'unione e di recipro• co aiuto nella lotta che era necessario sostenere per raggiungere lo scopo. Ed è appunto in questa necessità di unirsi e reciprocamente aiutarsi che tro– viamo la ragione che spingerà gli operai a creare, ovunque sarà loro possibile. le prime società operaie. Negli St:iti italiani (2), prima del 1859 - secondo stéltistiche ufficiali, esisteva– no, escluso il Piemonte. 32 Società Ope– raie. Nel Regno di Sardegna. rin dal 1848 esistevano 12 Società Operaie. fra le qua– li la prima Società di Resiste11za, - quel– la dei compositori tipografi - sorta per (2) L'Italia non aveva ancora concluso il ,uo moto unitario. 74 iniziativa dell"operaio ti1X>grafo Vincen– zo Steffanone, allo scopo dichiarato di vo· lersi opporre ad eventuali riduzioni di sa• lario. F'ra il 1850 e il 1859, negli Stati Italia– ni. alle prime società operaie se ne ag– giungeranno altre. così ripartite fra i di– versi Stati: Lombardia n. 12; Stati del Papa n. 38; Toscana n. 9;~ Sicilia n. 2. Dopo il 1849, lo Stato italiano nel quale le società operaie sì sviluppano più fa· cilmente è il Piemonte, forse anche per– chee l'unico che abbia conservato una Costituzione che consentiva la libertà di associazione e di riunione. In Francia, il movimento operaio, alla vigilia della guerra del 1870, aveva già raggiunto un'organizzazione abbastanza forte agguerrita da diversi scioperi ed arricchiL:1. di esperiem,a. Dopo il 1870 e dopo gli avvenimenti del 1871, dopo la Comune e la reazione che si abbatte su tutta la Francia. per alcuni anni il mo– vimento ricadde a zero. Per quanto riguarda la Germa11ia, lo storico socialista Franz Mehring, inizian• do la sua monumentale opera SJ la «Sto– ria della Democrazia Sociale Tedesca> scriveva: «La trasformazio11e economica del VI secolo e la guerra dei tre11t'anni nel secolo XVII avevano gett:Jto la Ger– mania in uno stato di profonda decaden– za. Ancora al principio del XIX il Santo rom.ano Impero di nazionalità tedesca sta– va tra i oopoli civili dell'Europa come un cencioso spave11t:l passeri. Le classi domin:mti erano depr:ivate e corrotte fin nel midollo; le classi domin:ite, sfinite ed impotenti a rompere il giogo che le schiac· ciava nella polvere. Quel che fece la bor– ghesia inglese nella sua rivoluzione del secolo XVII. e quella francese nella sua rivoluzione del secolo XVIII non poteva essere effettuato dalla borghesia tede·

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