Volontà - anno XVII - n.1 - gennaio 1964

me. Se conosco di più una persona, sono tenuto a considerare le rispettive disponibilità cd a decidere in conseguenza, giacchè è difficile che due persone abbiano esattamente eguali disponibilità o che di queste io sia perfettamente certo. Di conseguenza, non posso concedere dei «favori» ad alcuno; posso soltanto fare opera di giustizia: ciò che si allontana, infatti, dalla legge della giustizia, anche quando agisco, pc,· eccesso, in favore di una persona determinata o di qualche parte della comunità, è lontano dal genuino filone della giustizia allo stesso modo dell'ingiustizia assoluta. La conseguenza che scaturisce chiaramente dalle argomentazioni anzidette è l'attitudine della giustizia come principio di giudizio in tutti i casi di inda– gine etica. Ed anche se le anzidette argomentazioni hanno, più che altro, va~ lore esplicativo ed esemplificativo e se qualche c..rorc può essere imputato ai dettagli, non ne può essere però invalidata la conclusione generale; la proprietà, di applicare la giustizia morale come regola nella ricerca della verità politica. La sociclà è un aggregato di singoli. J diritti ed i doveri della società sono costituiti dalla somma dei diritti e dei doveri dei singoli, in quanto i primi non sono più precari ed arbitrari dei secondi. A che cosa ha diritto la società? La risposta è stata data pili avanti: a tutto quanto è in mio potere, nulla di più. Si può forse mutare una verità eterna e cambiare la natura degli uomini e delle loro azioni? Può sostenersi che sia mio dovei·c essere intem– perante, maltrattare o assassinare il mio simile? - Ed ancora: a che cosa è obbligata la società nei confroriti dei suoi membri? A tutto ciò che può con– tribuire al loro benessere. Ma poichè la natura dc! benessere è determinat.t dalla natura della mente, contribuisce al benessere, notevolmente, chi allarga le conoscenze, chi incita alla virtù, chi suscita una larga coscienza della nostra indipendenza e rimuove diligentemente tutto quanto può intralciare i nostri sforzi. Se si dovesse sostenere che non sta nel po1crc di alcun sistema politico assicurare questi vantaggi, si potrebbe avanzare sempre la inconfutabile dcdu• zionc che esso è obbligato a contribuire, per quanto è nellè sue possibilità, ai detti fini e non v'è stato mai alcun uomo tanto temerario da sostenere che non poteva fare nulla. Se anche l'influenza del sistema fosse assolutamente limitata, dovrebbe pur esserci un modo che si avvicina, più d'un altro, allo scopo desi• derato, e questo modo dovrebbe essere adottalo <la lutti. Però c'è «qualcosa» che le istituzioni politiche possono fare sicuramenle: astenersi effettivamente dall'ostacolare i veri interessi dei suoi sottoposti, gì::tcchè è notorio come tutte le norme cervellotiche e le casistiche arbitrarie ope,·ino sistematicamente come ostacoli. Ed anche se si verifica qualche modificazione nella società, non si ottiene però alcun progresso d'ordine morale. Se detta modificazione non arre• ca nè danno nè beneficio, non serve a nulla, mentre se è diretta, al migliora– mento della comunità, dovrà essere accctt.:tta da tutti (7). WILLIAM GODWIN' (7) Seguono due brevi app<'ndici, non interessanti. che \'cngono omesse 58

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