Volontà - anno XVII - n.1 - gennaio 1964

oggello di plauso. Sicchè l'errala pratica di una tendenza diretta verso una scelta ingiusta, sia pure inevilabilc. deve essere deplorala e non può, sotto quabiasi forma o denomim1zione, essere tramutata in una pratica giu~ta (5). Può obictlarsi in secondo luogo «che uno scambio reciproco di benefici tende ad incrementare il volume delle azioni buone e che questo incremento contribuisce al benessere generale». Indubbiamente! Però viene forse favorito il bene!-.-:;cregenerale dall'inganno, trallando una persona secondo un grado di con~idcnu;ionc che non merita, ad esempio come se possedesse un valore dicci volte maggiore di quello che realmente possiede? Non si otterrebbero forse risultati più utili da una chiara disti1nione. da una mia ricerca co:-tante ed accurata sulla intima esistenza di tulli coloro ai quali sono legato, che soltanto così avrebbero la sicureZl.a - pur con una certa indulgr.:m:a per la fallacia del guidi7io umano - di essere d.l mc trattaii come meritano? Chi può mai dire quali sarebbero gli cffct1i di un ..,imilc piano di condotta se fosse univer• salmcntc .lccellato? P.lre che contenga piu verità l'argomentazione - dl!rival.l principalmente dall.l dì•aribuzione disuguale della proprietà - in favore della mia preferenza, in ca'ii ordinari, per la mia sposa e per i miei figli, per i mir.:i fratelli e per i miei parenti, anzichè per gli estranei. Mentre ciol· l'aiuLo ai singoli riguar• dercbbc l'individuo, sembra come .;e si debba mantenere una certa distinzione 1ra la classe che necessita di riguardo e <li aiuto e la cla%c che di-.ponc di questo riguardo e di questo aiulo, per modo che oµ:ni singolo possa pretenderli ricorrendo a quest'ultima. E' un argomento questo che hisogna acccllare, però, con molta cautela e riguarda solrnnto casi ordinari giacchè, altri ca~i di grado più. elevato, o di più urgente ncec-ssità, si presenteranno continuamente. tanto che i primi passeranno del tulto inavvc,·titi. Dobbiamo es'ierc severi e scrupo– losi nel valutare la quantita di aiuto, e, con particolare rjguardo alla moneta. dobbiamo ricordare quanto poco sia sentito il vero modo di impiegarlo a be– neficio del pubblico. Prendendo in considerazione h:! pcr3onc alle quali la giustizia e familiare, analizziamo ora il grado col qual<' siamo obbligali a tener prr.:senle il bene degli allri. Dico subito che se l· M!mprc giusto fare tutto il bene che ·è nelle mie possibilità, può ogni persona bisognosa ricorrere a mc per aiuto? E' mio dovere dare l'aiulo richic3to e compio una violazione del dovere quando lo ncp.o. Se questo principio non r.: .lpplicato universalmente è pcrchè, col bene• ficarc il singolo, in alcuni casi, posso infliggere un affron10 - quasi, di su• pcrbi~, - a ml! !-.tesso od alla società. Allualmenle la ste'>'>a giustizia che mi lega a Qu.llcuno dei miei compaf!ni. mi lega anche alla mass.t, sicchC, quando concedo un beneficio ad una persona. se, facendo una giu<sl.l v.llutazionc, ho la percezione che slo facendo torto alla m.lssa. la mia azione cc~s.l di essere giu~ta e divcnt.:t ingiusta. Quale è il mio impegno a favore della fdicilà generale, cioè a br.:ncficio dei singoli, di cui è composta la collettività? Tutto quanto sta <5) Ouc~to :1rgomento verrà trattato amJ)lnm,mte nel capitolo suc-cessivo. 56

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