Volontà - anno XVII - n.1 - gennaio 1964

L'incubo per la guerra totale che toccammo con mani in occa– sione del «blocco}> americano a Cuba, (per l'arrendevolezza di Kru– sciov di fron(e all'aflo di forza di Kennedy?) aveva così termine: il braccio di ferro ci lasciava sÌ' il -fiato mozzo, ma gli avvenimenti suc– cessivi ci fecero respirare a pieni polmoni. Aveva così inizio la cosiderta « politica di coesistenza}}, la quale non po1eva non trarre seco delle conseguenze, giacchè veniva ad ur– tare certi saporosi equilibri, nati appunto all'ombra della tensione dei blocchi. Mao Tse-tung, l'uo1110 che aveva organizzato la « lunga marcia >> e che già 11011 vedeva di buon occhio la politlca di Stalin (la quale aveva dimostralo di non comprendere quali erano le forze in grado di mutare le sorti del mondo - queste forze erano, secondo Mao, i popoli poveri), nel giugno del 1963 lanciava la sua lettera-ma– nifesto ( i coside11i « 25 punti ►>) e dichiarava che la ,e coesistenza ,, non può soslituirsi alla latra di classe e che quindi 110n può essere consi– derata la « linea generale>> del movimento comunista mondiale. La coesistenza è uno strwnento tattico, non strategico, temporaneo, non indefinito. Per impedire la guerra mondiale atomica occorre indebo– lire l'imperialismo dall'interno, sollevandogli contro le guerre di libe– razione e le rivoluzioni sociali, entrambe inevitabili. E' una 1esi, questa di Mao, che bisognerà tenere presente nel bilancio, pre1·entivo, dell'anno nuovo e che va indicata - tralasciando, beninteso, l'affermazione ottimistica dello stesso Mao sulle armi ato– miche che non potranno prevalere sull'uomo, il quale sopravviverà comunque (sic!) - quale motivo di dibattito, oltre che di azione pra– tica dire/la ad estendere la ((coesistenza» a tutti i popoli della terra, portando il livello di esistenza sullo stesso piano ed evitando che chi "ha tutto da perdere » possa souovalutare il pericolo di una guerra tennonucleare. La 11 politica di coesistenza» ha alleggerito anche la questione di Berlino, la quale non costituisce, almeno al momento, un serio pe– ricolo, malgrado il palio franco-tedesco, che è da considerarsi come una rirorsione alla nuova svolta della 11 coesistenza» e, conseguente– mente, al ri(ìuto americano ed inglese (per l'Inghilterra c'è staio, da parte di De Gaulle, anche il veto per l'ingresso nel MEC) di far parte– cipare Francia e Germania al {( club atomico ». Il 25 luglio 1963, russi, inglesi ed americani firmavano a Mosca quella che viene chiamata la« lregua atomica». Non intendiamo smi– nuire certamente l'imporranza de/l'accordo (non /oss'altro che per la pausa che esso concede all'umanità di ... pensare per agire concreta– mente affmchè la «tregua» diventi effe11ivo e reale "disarmo»), ma dobbiamo, nelle prospellive dell'anno nuovo, tener presente che l'ac– cordo siglato a Mosca non elimina gli incubi che sovrastano l'umanità. ln{alli quel trattato non impedisce ai contraenti di aumentare i lo-

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