Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963

da1c le imponenli risorse del globo, an– che dil.-ci \'Olle maggiore. Considerati la natura ed il lavorn come fa11ori fondamentali della ricchezza, un governo mondiale, prendendo possesso dei 149 milioni circa di chilometri quadrati di terre emerse, con oltre 361 milioni di chilometri di mari, volgerebbe l'attenzio– ne ad un'altra fondamentale risorsa per la restaurazione del mondo, che è ap– punto il potenziale lavorativo umano. Ma qui è necessaria una digressione, per introdurre altri principi, cioè che - se– condo alcuni sociologhi, come ad esem– pio il Proudhon - la società dell'a\!VC• nire, oltre a quanto è stato detto per eliminare gli attuali disquilibri sociali, non solo applicherà la teoria dell'egua• lllarlsino, ma altresl, abolendo la moneta, instaurerà il sistema dello scambio di– retto del beni col lavoro. Ovviamente, quando si tratta di ordina– mento comunitario, è sottintesa, almeno nel caso nostro, anche l'abolizione della proprietà privata. Nella • città-azienda » o • città-giardino•, in cui vige la formula • uno per tulli e tulli per· uno•, nel senso che per effetto del mutualismo e della proprietà in co– mune, l'interesse del singolo coincide con quello della collettività, s'intende infine realizzata un'aspirazione conclusiva: Da ciascuno secondo le sue l)Ossibilità, a eia• scuno secondo i suoi bisogni. Lavorare cioè quan10 più e quanlo meglio possi– bile e godere dei beni in comune senza altra limitazione che non -.ia quella del– la sazietà. Lasciare in una comunità, come la • cit• tà-azicnda ». libertà di godimento della ricchezza secondo i bisogni di ciascuno è cosa soltanto a prima vista paradossale, perchè subito si cade nell'errore di appli– care questa ipotesi alla nostra società, do– \'e è chi..uo che la ricche7.Za verrebbe im- mediatamente souratta ai suoi detentori. e ciò per lo stimolo dcll'arrlcchimcnto i.n– dlvldualc, su cui la nostra società è fon– data, cosa che invece sarebbe assurda in organismo comunitario a base ugualita· ria con le altre caraueristiche finora trac– ciate: c. prima fra tutte, la caratteristi• ca per cui la garanz.la del benessere In– dividuale sta nel benessere sociale. Infatti quale interesse si a,•rebbe a con– sumare oltre il hisogno? E non per nico• te, alludendo anche a comunità già esi– stenti nella presente società - nelle quali ciò avviene naturalmente e quindi sen– za coercizione - ci siamo soprattutto riferiti alla •famiglia• (4) ossia all'azlcn• da domestica. In famiglia difatti non si ha interesse a consumare più del ncces• sario: ciò che è rationale cd economico. Irrazionale ed antieconomico è invece il sistema al di fuori dell'azienda dome– stica, in quanto l'azienda commerciale e le altre simili - appunto perchè basate sull'affarismo, cioè sul principio dell'arric– chimento individuale - a,,endo in consc• gucnza per norma il dogma • Mors tua vita mea •, traggono vantaggio anche dai consumi ad oltranza, comunque sia, in– dipendentemente dalle normali esigenze, e quasi sempre perciò in contrasto con l'interesse colletti,•o. Fra altri numerosi ca'ii notiamo il van– taggio dell'induslria aurnrnobilistica con gl'incidenti stradali: più distru7ioni e maggiore smercio di nuovi mezzi o, per lo meno. maggiore incremento delle in• clu<;tric di riparazioni, esempio che ci ri• corda quell'altro già citato: di una nor- (4) Qui Ja • famialia • de,·e intendersi soltanto nel senso economico di elementare • azien(la co– munitaria,. e non giammai come unità sociale pienamente accettabile dalla dottrina anarchica, !a quale infatti ne au~pica In riforma. La • fn. miglia•, nella sua attunle costl1u1ione, è un istituto antisociale. 731

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