Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963
sie e non opere teologiche che non M>OO folte per lui. e per le quali non è sufficientemente \·ersato non csscn. dosi rcSQ conto di quanto è ncccssa• rio a chi \'Uole interessarsene; cd CS· scndo piu imbevuto di dubbi e di so– fismi che delle sane verità approva– te dalla Santa Chiesa, ciò lo rende in– quieto•· Siate prudente. Non po:,~o dirvi di più. Non mi rest.t che racco– mandarmi a voi ... A questa lei tera, che mi sembra ab– bastanza chiara. Lorenzo rispose con una lettera diretta al Lanfredini e che probabilmente dovern esere messa SOi· to gli occhi del Papa, nella quale pren– deva le piene difese del Pico, come uomo cli lellcre e come uomo di virn integra, manifestando la speranta che il Papa con un «breve,. canccllt1ssc il passato e lo dichiarasse figlio della Chiesa e buon credente. Ma per quanto a Roma non si dis3r• masse completamente a suo riguardo e che il perdono invocato da Lorenzo si facesse attendere. le cose non n.n• dn.rono pili lontane. Pico rimn.se I rn.n· quillamente 3 Fiesole, fino a quando, nel 1491, ottenne dal Papa l'autorizta• zionc di abitare a Firenze. Seguitò a scrivere altre opere, fra le qtmli il « Dc ente et uno» e un Commento, se– condo lo spirito e l'opinione dei pla– tonici, ,;u la Canzone di Gerolamo Bc– nivieni. Fece nuove conoscenze con gli artisti ed i letterati \·ivcnti. e certa– mente conobbe il giovane Michelange– lo che, :1dò1trito, come si sa, dal Magni– fico. m~:mgiava alla stessa tavola, do– ve sovcnlc il Pico era invitato. Prali• cava il Convcnlo di San Marco e prcn• deva parte alle riunioni che si tcnev:l• ncll:l Biblioteca Marciana a~siemc agli altri intellettuali fiorentini, e dove Sa– \·omwola si scagliava contro lo spi- rilo degli umanisti che non com• prendeva. Indubbiamente, il Pico che gi!\ ave\•a una tendenza al misticismo, c;;ubì una forte innucnta da Savonaro– la, di cui lrovarn giu,tc le criliche e i rimpro\·cri che muoveva alla Chiesa di Roma. In questo periodo vcndc11c ad un ,uo nipote, per un prcuo irrisorio, la 'JUa parte di eredità paterna (una ter• 1.a parte dello Stato dc La Mirandola), e dei trentamila ducati d'oro che ne ricavò ne distribul In metà ai poveri, tenendosi l'altra parte per curare le poche terre che si era tenuto al fine di sopperire alle ,pese di casa sua. Sua nipote racconta che un giorno gli disse; « Non appena avrò terminato le opere che ho fra le mani, darò tutto quello che mi re:,1a ai poveri, e poi, a piedi scalzi e con un crocifisso alla mano, andrò atlravcrso città e campa• gnc predicando la dollrina di Cristo». Come si vede un uomo con idee si– mili nella testa, J)Otern s\ dichiarare ad ogni momento la sua sottomissio– ne al Papato e alla Chiesa, ma certa• mente il suo spirito era molto lonta– no. Era certamente mollo più vicino allo spirito dì Savonnrola (non di– spiaccia a tutti e-li adoratori di Santa Madre Chiesa!) che, se non ci sbaglia– mo. fu bruciato proprio come ... ereti– co! E guardate quali sorprese riser· \'a la \'ita degli esser umani: era sta• 10 proprio il Pico che 3\'C\'a pregato il Magnifico di chiamare a Firenze il Sa\'onarola, che doveva divenire in se• guito il maggior nemico di Casa de' Medici, e che negò per,;ino l'assoluzio– ne a Lorenzo in punto di morte. Morto il Magnifico nel 1492 il Pico andò di nuovo a Fcrrura, ma non si mischiò affatto alla Corte del Duca Ercole. Si ritirò nella sua villa, dedi· 717
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