Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963
sona, come Pone San Tommaso e la comune credenza, ma che vi scese so– lo in quanto all'affetto•; che • né la croce di Cristo, né alcuna immagine è da adorarsi coll'adorazione del culto, neppure nel modo posto da San Tom– maso•· e che • è più ragionevole cre– dere sia salvo Origene, che credere sia dannato •. Come si vede il dogma di San Tommaso d'Aquino er3 ben messo in dubbio e in discussione, e, in questa ultima Conclusione, Pico prendeva a– pertamente la difesa del grande filo– sofo Origenc condannato dalla Chiesa. Per le tredici Conclusioni condanna– te. si chiese al Pico una pubblica ri– tratta'!ionc: cosa che fece il 31 mar– zo con una dichiarazione che dava piena soddisfazione alla Commissione e al Papa. Tutto avrebbe dovuto dun– que esser finito lì. Ma Pico, malgrado tutta l'obbedien– za cristiana dimostrata, era veramen– te disposto a prendere la cosa in san– ta pace e tacere? Non pare. Pare inve– ce che, convinto di non avere affatto offesa la Chiesa in nessun senso, pen– sasse di dikndersi con un'opera inti– tolata • J .. 'Apologia • che, secondo lui, avrebbe dovuto mettere a tacere i suoi nemici t1 che abbaiavano come Cerbe– ro•· Ma ciò arrivò subito alle orecchie del Papa, che, con un altro « breve • in data 6 giugno, formò un Tribunale Inquisitoriale, composto dai vescovi di Tuornai e di Cesena. Allora Pico, comprendendo la mi– naccia, mise le mani avanti, e giurò, per iscrittto, che non solo non avreb– be difeso le sue Conclusioni, ma che non avrebbe nemmeno fatto ristampa– re una nuov3 edizione. Nondimeno, malgrado tutti questi bei giuramenti, poco tempo dopo, •L'Apologia» circo– lava manoscritta assieme ad una nuo- 714 va edizione delle Conclusioni, e Inno– cenzo VIII, che sembra volesse porre fine al più presto a quest'affare, ema– nò un'altra • breve • il 4 agosto, in cui condannò, assieme alle altre tre– dici conclusioni già condannate dalla Commissione, anche quasi tutte le al– tre, avvertendo che alcune conclusioni erano • contrarie alla fede, sbagliate, scandalose e sospette d'eresia » e, per conseguenza, offensive alla religione cristiana e all'onore della Santa Sede Apostolica, e che • sotto pena di sco– munica era proibito leggerle, ascoltar• le, scriverle o stamparle•, e ordinan• do che gli esemplari già stampati fos– sero dati alle fiamme nello spazio di tre giorni. E :i.ggiungeva anche che il Pico non incorreva in alcun biasimo perchè aveva scritte le Conclusioni in vista di una discussione che era stata permessa dalla Santa Sede. Ma ecco che •L'Apologia•, stampa– ta, antidatata e dedicata a Lorenzo il Magnifico cominica a circolare da una pane all'altra dell'Italia. La falsa data e la dedica erano certamente dovute allo scopo di parare i prevedibili pe– ricoli, giacché il Pico non solo difen– deva strenuamente le tredici conclu– sioni condannate, ma parlava anche dei suoi giudici con malcelato disprez• zo. Intanto era partito alla chetichel– la da Roma p~r ritornare a Parigi (la prudenza non è mai troppa!) dove si recava - ::. :.;va lasciato detto - per saluta:-c il Re e per fare una vh,ita al– l'Università. Purtroppo, Pico, così in– telligente, non aveva pensato di aver fatto ... i conti senza l'oste. Infatti l'o– ste, o per meglio dire Papa Cibo, che già si era arrabbiato quando lo ave– vano messo al corrente che t1 L'A1>olo– gla » circolava liberamente in tutta la Italia, e che, su riferimen10 dei segugi
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