Volontà - anno XVI- n.12 - dicembre 1963
zi non-violenti, con la dolcezza del convincere i.,pi:oprieta,·i terrieri a cedere gra– tuitamente alla comunità di villaggio un.a p::\rte dei loro beni,. il quale ha pubbli– camente approvato l'istituzione del Corpo Nazionale· dei Cadetti, cioè il servizio militare obbligatorio per gli universitari indiani? Anche se la giustificazione è stata la seguente: «Ma cos'è, dopo tulto - ha dichiarato Vinova Bhave - questo Corpo Nazionale dei Cadetli? Non servirà ad uccidere nemmeno un uccellino! Il CNC non è che un mezzo per allenar~ gli studenti alla disciplina. Jn India tutta l'educazione è meramente libresca. Adesso, in nome della preparazione di guerra, gli studenti faranno finalmente un po' di esercizi fisici». ORGANIZZARE L'AZIONE DIRETTA NON-VIOLENTA Il nome stesso di non-violenza è vecchio e inadeguato al suo contenuto at– tuale; è ancora un modo puramente negativo di definire ideali, rapporti e azioni che hanno valore, oggi, molto di più per ciò che si costruisce o si tenta di co– struire, che per ciò che si evita e si rifiuta; è un termine cht" finisce per aumentare la confusione ideologica, che conferma la difficoltà di idee e la mancanza di fini precisi nel movimento pacifista non-violento mondiale. [I quale è già passato dalla resistenza passiva ad una azione positiva: l'azione diretta non-violenta, efficace e ricca di potere, proprio nel senso di forza d'obbligare altri (le autorità, mentre secondo la tradizione sono esse che obbligano gli altri) a recedere da decisioni già prese, a rinunciare, a mutare politica. Eppure questa energia nuova (nel senso che se ne acquista coscienza solo adesso e troppo lentamente) con– tinua a sopportare la designazione antica di impotenza e di semplice rinuncia. Anche se sino ad oggi nessun sistema pseudo-democratico o autoritario è stato distrutto soltanto dall'azione non-violenta, c'è una somma di esperienze nella storia degli ultimi due secoli e quindi tutta una serie di premesse, perchè ciò possa accadere nei prossimi anni. l mezzi sono numerosissimi: sciopero generale, scioperi della fame, scioperi alla rovescia, scioperi gestionari (si fa an– dare un'impresa o un servizio pubblico, per non ledere gli interessi dei clienti o degli utenti, ma si trattengono, si congelano o si utilizzano a fini particolari, gli incassi o gli utili), rifiuto di pagare le tasse nella percentuale che lo stato impiega a scopi militari o polizcschi, disobbedienza, sabotaggio, renitenza, obie– zione di coscienza, creazione di autorità parallele. boicottaggio a tre livelli (pro– duzione, trasporti, consumo); istituzione di aziende di pace (prodoui e-o profitti destinati a fini speciali), pianificazione o realizzazione di progetti locali con mez– zi non-violenti, istituti di ricerca, scuole e corsi di insegnamento e allenamento alle tecniche della non-violenza (come quelli dove sono stati addestrati, per mesi e mesi, le migliaia di negri che hanno formato la polizia non-violenta a difesa delle manifestazioni negli Stati Uniti del Sud o della marcia di Washington), eccetera. Quindi il problema maggiOre del movimento e delle associazioni pacifiste e non.violente è quello organizzativo: sia a loro interno e fra di loro. che all'ester– no, per quanto riguarda l'attività da svolgere. Ricerca e studio delle esperienze 681
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