Volontà - anno XVI - n.10 - ottobre 1963
tenzioni, col risultato che il nemico ha tutto il tempo di prepararsi a far fallire la dimostrazione. Sembra a noi che le circosianze siano a noi abbastanza avver– se, senza che ci prendiamo la briga di offrire alle autorità vantaggi gratuiti e supcrl'lui; e poichè l'azione ha da esse– re non violenta, questa è anzi una ragio– ne di più perchè l'elemento di sorpresa agisca jn nostro favore. Questa diversità di atteggiamento proviene probabilmente dal fatto che noi anarchici riteniamo di non avere nessun dovere dì lealtà o di moralità verso lo stato. Coloro che ser– vono lo stato possono, o non, essere per– suasi al nostro modo di vedere in base alla rettitudine della nostra condotta, ma quando s'intraprende un'azione che porta in conllitto con quelle forze, ciò che ve– ramente importa è di riuscire a fare quel che ci si propone di fare. Se si vuole praticare la resistenza non violenta - e questo è quel che noi avevamo deciso nel mettere in esecuzione il nostro piano contro l'Ambasciata Cubana - ed in tal modo abbandonare di proJ)Osito l'uso della forza per arrivare allo scopo - al– lora bisogna fare buon uso del cervello. Se non volete tentare di prevalere sul terreno della forza superateti in abilità! Fu cosl che non informammo in anti– cipo la polizia, il Ministero degli Esteri o l'Ambasciata Cubana delle nostre inten– zioni di visitarla. In sesto luogo, tulto questo piano ci pareva una buona occasione per mettere alla prova la nostra sicure1.za interna. A mano a mano che il nostro movimento cresce, diventa sempre più difficile avere la certezza assoluta che non vi siano chiacchieroni o spie, se non fra gli inti• mi, almeno fra le conoscenze che si muo– vono ai margini di ogni ~ppo anarchi– co. Tutto ciò che riguardava la dimostra- zionc all'Ambasciata fu quindi comunica– to a voce fra i soli compagni fidati. Dopo tutto, non avevamo solo da pen– sare alla polizia; non è da escludersi che se i comunisti avessero avuto noti– zia anticipata della cosa, avrebbero orga– nizzato una contro-dimostrazione che a– vrebbe fatto fallire il nostro scopo. Obiettivo nostro era di entrare nella Ambasciata Cubana, consegnare una lette. ra di protesta all'Ambasciatore, spargere nei locali una grande quantità di manife– stini contenenti i _nomi e dati biografici delle persone che hanno combattuto a fianco di Castro contro Batista, ed ora so– no in prigione e di quelle altre persone che hanno fatto parte del governo di Bati– sta e si ritrovano ora nel governo di Ca– stro. Era nostra intenzione di fare questo in maniera assolutamente pacifica I! non violenta, e di rimanere sul posto finchè non fossimo portati via dalla polizia. I piani, fatti con cura, furono messi in esecuzione con precisione assoluta. Ci trovammo all'Angolo degli Oratori, in Hy– de Park, all'una pomeridiana di sabato 20 luglio. I manifestini furono consegnati e in gruppi di tre e di quattro percorrem• mo le poche centinaia di metri che, per Park Lane conducono a Mount Street. All't,25 P.M. tre compagni incominciaro– no a telefonare ai numeri dell'Ambascia– ta per tenere occupati gli apparecchi te– lefonici ed evitare che si potesse infor– mar la polizia troppo presto, giacchè era nostro desiderio che i rappresentanti del– la stampa arrivassero prima che noi fos– simo portati via e dispersi. Alla medesi– ma ora, un altro compagno aveva inco– minciato a telefonare alla stampa onde i rcporters avessero aaio di arrivare sul posto in tempo. All'l,30 i bighelloni provenienti dal Park arrivarono al numero 22 Mount 591
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