Volontà - anno XVI - n.10 - ottobre 1963

:più e meglio potevano vendere erano appunto le azioni dell'Unione Miniera. Fu così che, con un colpo di mano, il 45% delle azioni possedute dagli europei passarono alla Tempelsman and Son, per conto della quale il signor Georges H. Wittman le aveva facilmente comprate. Così, senza colpo ferire, questa so– cietà diventava il più importante gruppo azionario dell'Unione Miniera, in gra– do, pertanto, d'imporre la sua volontà, tanto più che era sostenuta dal 25% delle azioni del governo congolese, di cui Kasavubu poteva disporre. All'inizio del 1962, la situazione era la seguente: il 70% degli azionisti (45% più 25%) sosteneva la politica americana ed il 30% soltanto sosteneva la po– litica anglo•belga della Società Generale e della Tangantka Limited. La Società Generale dovette però rapidamente capitolare allo scopo di non vedersi tagliati i crediti, di cui il Belgio aveva ed ha imperioso bisogno; la Tanganika Limited, al contrario, sostenuta dall'Inghilterra, irritata quest'ulti– ma anche per il trattamento che Kenncdy faceva subire a Mac Millan, continuò la guerra delle «casseforti» sostenendo sino all'estremo limite Tschombé, so– soprannominato il signor « Th-olr-Caisse ». Ma la lotta non avveniva alla pari cd anche la Tanganika Limited, cioè l'Inghilterra, a sua volta, venne a patti; oggi, nel Congo, gli USA comandano da padroni. Nelle miniere, i negri continuano a lavorare per salari leggermente supe– riori a quelli che avevano prima sotto ìa sferza anglo-belga, sorvegliati dai ne~ gri agiati che, per delega americana, detengono ora le leve del potere, così co– me, in altri tempi, le detenevano per delega ufficiale belga. All'Unione Miniera, pertanto, non è più la Società Gen::-rale del Belgio, né la Tanganika Ltmited di Londra che comandano, ma la Tempclsman ancl Son di Washington. Le aspirazioni dei poveri lavoratori negri sono, palesemente, le stesse di prima, ma non c'è nessuno che le esprima. Abbandonati da tutti, non hanno compreso nulla dell'avventura che hanno vissuto perchè, ad essi, nessuno s'è presa la briga di spiegargliela. Usciti da un incubo terribile, felici di essere ancora in vita, gridano « Viva l'indipendenza congolese 1,, come i francesi gri– dano « Viva de Gaulle » e gli italiani « Viva ... non importa chi ». Sono ancora i poveri negri ... BISOGNA FINIRLA CON LE MISTIFICAZIONI : La vicenda del Congo pone davanti a noi un problema del tutto nuovo, di cui né Proudhon, né Ba– kunin, né Kropotkin potevano parlarci: cioè la decolonizzazione che si fa a profitto di un'altra forma di colonizzazione: H metropolismo economico. Mi spiego. Attraverso i secoli, la colonizzazione, che è uno dei fenomeni costanti della storia, ha preso differenti forme. Al tempo della Grecia antica, la colonizzazione era un fenomeno agricolo: il colono era un coltivatore. I greci in soprannume– ro, prima, i romani, poi, emigravano per coltivare altrove. I mercanti facevano il giro delle colonie e scambiavano i prodotti... E' a partire da questo momento che bisognerebbe scrivere la storia gene– rale della colonizzazione, la quale, evidentemente, non è l'oggetto di questo 562

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