Volontà - anno XVI - n.10 - ottobre 1963
lldarletà sociale - ma tendenza a partecipare all'evoluzione verso Wla società in cui gli esseri umani saranno liberati da ogni dipendenza economJca non ne– cessaria, e dove le forme di mutuo aiuto appropriato si coordineranno seguendo I princìpi federalistici. L'anarco-sindacaUsmo considera anche le cooperative d1 consumo come un mezzo utile nella lotta contro 1 monopoli aziendali ed in• ternazionali •· Importante particolare di questa Dichiarazione di Princìpi, che si diversifica dalla grande maggioranza delle dichiarazioni di princìpi degli altri movimenti anarco-sincalisti, è ind1.1bbiamente, più ancora di quello che si dice quello che è taciuto. Ad esempio, non vi si troveranno le parole «abbattere• 0 distruggere», ma solamente « orientamento dell'evoluzione sociale, e con quali mezzi di atti• vltà deve essere condotta ». Quello che si cogJie in questa dichiarazione e nello Statuto è un senso di praticismo immediato, preoccupato di non perdere il filo che lega la S.A.C. alla massa che ha mutato pr·eoccupazioni. Così, - si dirà - volendo seguire lo " sviluppo progressivo di una evoluzione pennanente, abbiamo rinunciato com• pletamente alla « bacchetta magica "' della rivoluzione che risolve con un solo colpo tutti i problemi sociali ». In realtà, quella iniziata - più ancora che proposta dalla S.A.C. - è una profonda revisione dei metodi e della pratica sino ad ora adottata e condotta dagli anarco-sindacalisti nel mondo intero: « Se la S.A.C. abbandona ogni pn> paganda insurrezzionalc e non vuole condurre una agitazione che sfocia nella distruzione di ogni altra forza sociale, sceglie questo comportamento perchè è impossibile procedere altrimenti nel nostro paese» (8). Così posto il problema, assomiglia, - per molti punti - a quello stesso posto dai bolscevichi che, per quarant'anni, hanno sostenuta la possibilità di realizzare il comunismo in un solo paese, ed ora, ritornano sui propri passi riconoscendone, coi fatti se non con le parole, l'impossibilità. E' gravissima illusione pensare che si possa trasformare radicalmente la società capitalistica in società di libere organizzazioni produttive fra lavoratori in un solo paese senza che, presto o tardi, non vi sia cozzo fra le due forze, le conservatrici e le rivoluzionarie, fra quelle che hanno sempre paura del pro– gresso economico-sociale e quelle che lo vorrebbero in costante evoluzione, e vi è lotta costante perchè la resistenza avversaria lo ha sempre imposto. Sarebbe gravissimo errore pensare che, per la Svezia o per un altro paese qualsiasi, la lotta, o se si preferisce, il contrasto sociale fra chi possiede e chi vuole condizioni sempre migliori di vita, sia chiuso per esaurimento di ragioni. Potrebbe darsi che un semplice rove~ciarncnto dì «governo» porti ad un rove– sciamento O capovolgimento della situazione, e, conseguentemente, sorga la ne– cessità di ritornare a quelle forme, non più di collaborazione o di pacifica evo• luzione, ma di opposizione, di lotta rivoluzionaria, lotta che si dovrà sostenere (8) Op. cil. pag. 45. 556
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