Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963
Il motivo di nwggior rilievo è quello che dovrebbe caratterizzare la nuova politica secondo i par1i1i di sinistra e cioè la partecipazione dei lavoratori alla direzione politica dello staro. Tale partecipazione sarebbe garan1ita, secondo i socialisti, daJ.la presenza dei socialisti al governo, mentre per i comunisti tale prese11• za non può esistere se si lascia fuori della porta il partito comunista, dividendo, in tal modo, il movimento operaio. Si poi rebbe dire che non c'è pitì niente da dividere, perchè il mo• vimento operaio in !Jalia, malgrado i partiti elefantiaci e le grancasse elettorali, è inesistente e si numifesta soltanto in funzione della produ– zione capitalista. Ma su queszo argomento torneremo più avanti; qui ci preme indicare l'errore comune delle parti in polemica, consistente nella pretesa di rappresentare i la.voratori nello stato. Lo stato, anche se verniciato di democrazia o di socialismo, non rappresenta ma schiac– cia i lavoratori. Questo errore comune dei partiti di sinistra proviene dalle radici stesse del socialismo autoritario che prelende identificare i lavoratori non nei lavoratori stessi, ma in un corpo poli1ico ad essi sovrapposto. In tal modo essi diventano stato nell'azione violenta quando il partito si impossessa dello stato, diventano parte dirigente dello stato nell'a.. zione riformista ed elettorale. Nell'un caso come nell'altro i lavoratori non sono niente, rimangono gli schiavi inchiodati al loro salario e suc– cubi di un potere che li trascende e li annulla come volontà sociale. Una società è dei lavoratori quando questi riescono ad assumere il controllo effeuivo e diretto con le loro associazioni di classe sui mezzi di produzione, liberando in tal modo l'economia dal profillo particola– re per volgerla al bene collettivo. I lavoratori possono contare qualche cosa anche in ww società capitalista se oppongono una forza propria al prepotere padronale, se, con le loro associazioni sanno intervenire nei processi di dislribuzione e di consumo per frenare l'orgia specula– tiva che si ritorce ai loro danni. Qualsiasi forma di partecipazione o di controllo della società che non si concreta nella vita sociale e non pro– venga da/l'attività direlta dei lavoratori è inganno e ipocrisia, come quella che impregna la polemica attuale dei partiti di sinistra. Un alzro argomento che richiama la nostra attenzione è quello del– l'autonomia sindacale evocato dalle dichiarazioni del nuovo « governo Leone », secondo cui esso sarebbe favorevole soltanto a quegli awnen- 453
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