Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963

chi l' sa onorare i difensori della libertà, non vuole essere ingiusto verso quelli c.J1cnacquero e col collo sotto il giogo•: li scusa e li pcrclor.a poichè, non aven– do c~si neppure visto l'ombra della libertà e non essendovi alcuno che li abbia i~,ruiti, non si rendono conto che la schiavitù è un male; ma ciò non gli im– p~diRcc, tuttavia, cli denunziare, con veemenza, la corruzione tirannica che fa dello RChiavo un essere privo di coraggio e di vitalità, doti queste che il ti• ranno coltiva con parsimonia poichè deve infiacchire i suoi sudditi. Etiennc dc U: Boéitie mette a nudo tulle le astuzie tiranniche delle quali si servono i po-– tenti per raffortare la loro autorità. Questa pagina ne è una prova. • I.A verità è che la te11de11i.a11aturale del basso popolo, il cui ma'!t::ior mw,ero trr.rvasi sempre nelle cit1à, è quella di essere sospellosi verso chi li ama e di essere ingenui verso chi li inga11na. Pensate che 11essun uccello s'impania tanto, nessm1 pesce, per golosità, abbocca più svelta– mente all'amo come i popoli che sono lusingati rapidamente del servag. gio per la piÌI piccola "piume" che loro passa, come sul dirsi, sollo il naso, ed è cosa meravigliosa come essi si lascino prendere tla ciò che li solletica. I teatri, i giochi, le farse, gli spettacoli, ; gladiatori, le be– stie rare, le medaglie, le immagini ed altre simili sciocchezze f11rot10 per i popoli antichi le esche del servaggio, il preuo della loro liberti¼, gli aurez:.i di c11i Si servì la rirannia ». La BOCtie termina così il suo ragionamento: e Non ci inganni affa110 la vista dei liranni caduti sorra i colpi de; loro favoriti, giacchè un tiranno mai ama e ma; è amaro. L'amici:.ia è ,ma parola sacra, è una cosa santa; si trova tra la gente per bene e si rin– forza per la reciproca stima; essa si mantiene più che per le buone azio11i per la vita onesta, la quale rende l'amico sicuro del suo amico giaccht è sulla conoscenza che s; ha dell'integrità dell'amico che si ri– pone la garanzia del proprio bene, la propria confidenza e la propria costanza. Non può esservi amicizia là dove esista crndeltà o ingiustizia: quando i malvagi si riuniscono formano un complollo non u11a compa– gnia; non si aiuta110 multlamente, ma si odiano; non sono amici, ma complici». E dopo a\'ere abbo1.zato questo quadro avvilente del cortigiano, ecco una dc,;;crizionc sottile e perspicace dei sentimenti che germogliano nel cuore del µopolo curvo sotto lo staffile autoritario e che cerca, di quando in quando, a mezzo di sane rivoltè, di liberarsi dei suoi padroni. 508 • Il popolo, volentieri, dei mali che sopporta non accusa il tiranno, ma qt1elli che lo governano; di questi ultimi, i popoli, le nazioni, Ittiti, a gara, dai co11tadi11;agli operai, sanno i nomi, indicano i vizi, su questi ultimi lanciano mille oltraggi, mille bestemmie, mille maledizioni. Tutte le im•ocm..ioni e tulli i voti sono contro di essi. T1111i i malanni, le pe– stilenze, la fame vengono addebitati ad essi. E se qualche volta si rende loro apparenremenre qualche onore, contemporaneamente, sprezzandoli dal profondo del cuore, li hanno in orrore più delle bestie selvagge. Ecco la gloria dei cortigiani, ecco qual'è la ricompensa dei loro servigi, ecco come. il popolo li onora ».

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