Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963
di gcnLe poichè in questi quartieri si resta in casa il meno possibile. L'aria è troppo viziata e la luee trop– po scarsa in questi piani oscuri ed in questi umidi pianterreni... Guar– date, ascoltate ma con un occhio ed un orecchio solamente, o almeno le mani suJlc tasche. Di quelli che vi circondano, molti hanno l'occhio pronto, la mano lesta e la coscienza poco imbarazzata... Perfino gli arti– giani lavoran'l in mezzo alla gente che va e viene, insensibile alfa confu. sione generale, mentre delle donne trovano ancora il mezzo di fare due chiacchere "· Nel frattempo, il governo italiano si era avventurato nella campagna eri– trea, alla quale parteciparono, come rappresentanti della civiltà italica, anche dei soldati usciti dai tuguri di Napoli. Certo, attraverso almeno gli sven– tramenti dovuti all'ultima guerra, un po' d'aria e di sole è entrata anche in queste zone infette. Ma se la casa del basso popolo napoletano ha perso (qua e là soltanto) i suoi aspetti più incivili, la situaz.ionc economica del– la grande maggioranza della popola– zione dell'antica Partenopc resta per troppi aspetti precaria e non è certo esagerato riportare - come valide per il nostro tempo - le righe che il Peter ha dedicato a quest'altro la– to doloroso della vita degli abitami di Napoli, dove, oggi, il numero delle famiglie supera quello degli occupati. « Gli orfani o gli abbandonati, i più anziani dei quali non hanno quattor– dici anni - scrive dunque il Peter - per vivere raccolgono ossa, vetri rot– ti, stracci e cicche o rubano le merci 500 esposte nelle botteghe e fonno i val– lelli dei camorristi. Tutti questi disgraziati non sono nè dei fannulloni caduti a causa dei loro vizi, negli orrori della miseria e della fame, nè degli esseri abbrutiti, avviliti, contenti di vivere nel fango. L1. loro miseria è quella del lavorato– re incapace di guadagnare da vivere. La manodopera infatti non è ( quando la– vora, poichè il lavoro manca spesso), in nessun'altra parte pagata meno che a Napoli. Questo già piccolo guada– gno è poi ridotto ancora: il basso popolo napoletano giuoca. L'immagina. zione è la grande potenza dell'anima napoletana ed i diseredati rifanno, a loro spese, ogni settimana il sogno del– la felicità. Essi aspirano ad una casa pulita. al sole, agli abiti decenti, ad una alimentazione abbondante, giocan– do al lotto. Il lotto giuoca un grande ruolo od– la città di San Gennaro. Se nelle città dell'Alta italia i banchi del lot– to sono sparsi e poco frequentati, a Napoli invece essi sono numerosi e sempre pieni. li lotto è una enorme tassa sulla miseria ( ti la tassa degli im. becilli del paese di Cuccagna • - è stata definita) e la piaga del popolo napoletano. E come se ciò non ba– stasse, accanto ai lotti pubblici esi– stono numerosi lotti clandestini. L'usura consuma pure questi pove– ri esseri e la camorra sfrutta ugual– mente i miserabili. ti Noi sappiamo estrarre l'oro da questi pidocchiosi• - diceva con orgoglio un capo ca• morrista. La Chiesa infine fa pressione su qui.!· sti diseredati e la sua sola scusa è l'estrema povertà del basso clero nu• merosissimo. Essa domanda sempre e
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