Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963
razione è l'opinione che matura attraverso l'azione - saranno sempre regolale, in modo preponderanlc, dalle opinioni della comunità. Perciò i costumi che prevalgono sono stati forgiati appunto per imprimere la convinzione che la integrità moraJe, la virtù, la intelligenza e la diligenza non valgono nulla e che l'opulenza invece è tullo. Può un uomo il cui aspetto esteriore denoti indigenza sperare che sia ricevuto bene in società e, specialmente, da quanti si sono proposti di dirigere gli altri? No, certamente; e, in molti paesi, così si fa strada la convinzione che sotto l'apparenza umile non può sussistere alcun merito personale ( 12). L, lezione, che si ricava da quanto sopra è stato dclto, è dunque la se– gucn1e: arricchisci con qualsiasi mezzo, ottieni quelle cose che ti rendono sti– mato, e poi puoi stare sicuro dell'accoglienza amichevole. La povertà, è ritenuta in sostanza come il maggiore dei demeriti; è evitata cd occultata come una disgrazia. E mentre un uomo sceglie la strada dell'accumulazione, un altro scnla discernimento si tuffa nelle spese per fare apparire una ricchezza che non ha; teme l'appariscenza di questa penuria e sacrifica così l'integrità, la verità cd il carattere che avrebbero potuto consolarlo nelle avversità. Tali sono le cause - in diversi gradi e secondo i diversi paesi - che spingono gli uomini - apertamente o nascostamente - ad approfittare della proprietà altrui. Consideriamo ora se ed in quale misura l'istituzione politica apporti del rimedio, oppure se ed in quale misura aggravi la situazione. Tutto quanto è rivolto a sminuil·e i prègiudizi che accompagnano la po– vertà, sminuisce contcmporanramcnte la cupidigia \'crso .iccwm1bzione cno1·• me di ricchezza. La ricchezza non è perseguita per sè stessa e rare volte per il piacere sensuale che da essa può ottenersi, bensì per le stesse ragioni che spin– gono ordinariamente gli uomini all'acquisizione del sapere, all'eloquenza, alJa abilità - cioè per amore della distinzione e per timore del disprezzo. Quanto poco i ricchi apprezzerebbero il possesso della ricchezza se fossero condannati a goderne nell'intimità dei loro palazzi, senza che alcuno si potesse meravigliare della loro magnificenza e se nessun sordido spettatore fosse pronto a tramutare l'ammirazione in adulazione verso il padrone! Se l'ammi• razione non fosse giudicata come esclusiva proprietà del ricco ed il disprezzo come il fardello costante del povero, l'amore per il guadagno finirebbe d'esse– re una passione universale. (12) Le affermazioni piene di foga non sono ptrò esagerate. li fondo è, auualmcnte, anche rin\'cnibile nel • rauismo • in tutte le sue gamme. 496
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy