Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963
posta di soppritm:rc la censura e votano per la legge che la censura tiene in vita. Non per nulla, sì dirà, la politica e l'arte del possibile. Ma finchè i partiti di sini– stra cercheranno di realizzar!! il possibile con un ianto soltilc quanto ingenuo ge• suitismo, le cose non potranno realmente cambiare nel nostro paese. Come dimo– stra anche la legge vigente sulla censura. f centrosinistri gridano al successo per il fallo che la legge ha soppresso la cen– sura per il teatro di prosa. E non s'ac– corgono. o fingono di non accorgersi, che affrancare il teatro dì prosa dalla censura è stato un gioco per il governo. In Italia, il teatro non è spcltacolo di massa. ma spettacolo rrcqucnrnto da una minoranza. Proprio per questo il go\·emo ha voluto dare un saggio della sua libe– ralità. Si può star certi che sr.: il teatro lossc rrequenlato, come il cinema, da mi– lioni di speltatori, la censura teatrali! non sarebbe stata affatto soppressa. Ma non va dimenticata un'ahrn cm..,. Il teatro non può vivacchiare. h:: compa• gnie non riescono a reggersi senza il con– trihulo dello Stato .. E chi non sa che il governo apre la borsa quando e come mc. glio crede? Così, se qualche cornpagnia otterrà una sovvenzione per mettere in scen..t un'opera coraggiosa, sarà un'ecce– zione, una • concessione govemati\a •, falla 1anto più volcn1ieri in quanto il tea. tro non è spettacolo di massa. Qualcuno potrà, nonostante tutto, so– stenere che, in fondo, limitando la ccn• sura al buon costume, si è fatto da11\'c– ro un passo innanzi. Lasciatemi rispon– dere con qualche stralcio del discorso che il signor Giuseppe Guido Lo Schiavo, pre– sidente di sezione della Suprema Corte di Cassazione, pronunciò il 15 novembre scorso al Cenacolo Triestino sul tema: • Censura agli spettacoli pubblici cinema- tografici in confronto del costume e del– la libertà•- Riporto le citazioni da alcuni numeri del citato Notit.Ul.rio dell'Ente dello spet– tacolo, pubblicati nel rebbraio e nel mar– zo scorsi. Scrive, dunque, l'alto magistrato, il quale è anche presidente di una delle commissioni ministeriali di censura: • Si de,·e convenire che io sono nel vero quan– do affermo che il riferimento al buon co– :.tumc della Carta costituzionale, conte– nuto nella legge per la revisione dei film e dei lavori teatrali ,nonchè l'espressione spettacoli contrari al buon costume, di cui all'articolo 21 della Costituzione, ab~ bracciano il campo vastissimo dell'educa– zione dell'individuo e della collettività, il campo, cioè, dei rapoprti dell'individuo con Ja famiglia e la società in tulle le m:mikstazioni della ,,ita ... Oggi, attravcr. so la programmazione di particolari film, si folsa la storia, si mettono in ridicolo le glorie e i ,•alori morali della Nazione. si offendono irrimediabilmente e si di• struggono miti che rappresentano anche patrimonio morale della Nazione•· Come si vede, la legge non ha affauo guarito la piaga. e basterà un niente, l'intraprendenza di un magistrato, per e. sernpio, per farci rivivere le ore fatidi– che che videro il trionfo di Trombi e di Spagnuolo. Ma c'è altro. Il giudice Lo Schiavo ri– leva che la legge sulla censura non dà nessuna garanzia contro la frode e la malizia del produttore di un film. Non è possibile, infatti. agli agenti di polb:ia sapere se un film approvato e quindi in visione sia epurato delle scene tagliate dal censore, oppure se, ottenuto visto, il produttore abbia reintegrato la pellicola. " La frode, scrive il magistrato, è favo– rita dalla discordanza ancora irriducihile 479
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