Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963

blig;11c di una slrullura sociale indegna di un popolo civile. L'analfabelismo non può essere portato sullo schermo, a me– no che non si 1ra11i di melensi documen– tari sulle opere del regime, scusate, del gO\'Crllo democristiano, liberal-socialdemo. cratico-<:ristiano o di centro-sinistra, co– me l>i dice oggi. Un altro dei grandi tabù del nostro ci– nema è la religione, quando non si tratta di film di edificazione. intoccabili sono la famigli.1, la donna, l'amore, il sesso. Ov,•iamente. film su questi temi circola– no a decine, a centinaia. Ma non basta fare un film sulla famiglia e sull'amore: ciò che conta è vedere come il film è im• posiato, che cosa dice. Chiunque, quindi, può realizzare un film che ha per sogget– to la vita familiare, ma a palto che non critichi la famiglia come istituzione. La critica più blanda, il più modesto tentati. v 0 di cogliere insufficienze ed errori, p(> niamo, della legislazione alleale sulla fa. miglia incorrerà nella rete a maglie fit– tissime delle varie commissioni di vigi– lanza. Ecco pcrchè i film italiani che m qual– dc modo hanno toccato l'istitulo della ramiglia non sono usciti dal livello della commedia caramellosa. Cosl dicasi del matrimonio e del divor.lio. Chi ha mai, non dico proposto, ma almeno scritlo un soggcllo sul divorzio? Eppure questo è uno deali argomenti dal qua!c il cinema e il teatro, specie americani. hanno at– tinto liberamente. E così della donna, che non ha mai avu10 nel cinema i1alia– no quella considerazione che può portar– la al livello dell'uomo. Il cinema, da noi, non ha fotto che registrare quello stato di inferiorità sociale in cui la donna si dibn.tte nel nostro pnese, e quindi della compagnn dell'uomo non ci h:1 saputo da. 476 re cne l'immagine d1 uno ~trumcnto di piacere. L'educazione delle masSt:, ia a:uerra, le forze armate: ecco altri 1abù. Se il sistema ~colas1ico italiano, se la o: scuola degli asini ,. è complelamcnte da riformare, ci– nema e teatro devono disinteressarsene. Risorgono, invece, vecchi miti che sembra– vano tramontati per sempre, a comincia– re dal nazionalismo, la patria, eccetera. Si è arrivati a rivalutare, con sfacciata improntitudine, perfino la guerra fascista. E chi può arrischiare qualche critica sul• l'esercito, se il più blando tentativo di uscire dalle pastoie della retorica è su. bilo colpito come attentato al prestigio e al decoro delle forte armate? Perfino Monicelli, in quel film di propaganda pa• triottica che è la Grande guerra, ebbe le sue noie. E' ammessa, invece, e applaudita, la più grossolana falsificazione della storia, pas– sata e recente, se serve a conservare l'o– nore militare italiano. E' il caso, per e– sempio, di Jovanka e le altre, che raccon. 1a un episodio dell'occupazione italiana in Jugoslavia. In quel paese i nostri soldati non si comportarono certo da angeli, e pertanto nel film furono trasformati in tedeschi. Anche questo è un modo di difendere il prestigio del nostro esercito, di edu– care i giovani (e ali adulti) al rispetto della verità! Questo spicaa perchè non si è ancora fatto un film sulle responsa– bilità della monarchia nelle più grandi tra– gedie di casa nostra. E spiega anche per– chè non hanno avuto vita facile i film e i documentari sulla resistenza. li potere esecutivo, la burocrazia, la ma– gistratura, il carcere, le forze dell'ordine: ecco altri temi proibiti. In un grande pae. se - gli Stati Uniti d'America - la po– lizia può essere criticata. I suoi metodi, la

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