Volontà - anno XVI - n.8-9 - agosto-settembre 1963
minato, e non alla « Sl'ienza » dei poli– tici e dei militari ... E' naturale che il malcontento ru..,.. so-cinese sia attentamente seguito dai politici dcll'occi<lente; ma è altrettan• to naturale che essi non covino certo tante 5,pcra1t1:ecirca una vera e pro– pria rotl'urn tra i due più compalli co– munismi, o, addirittura, che si speri un conflitto armato tra loro: guerra che sarebbe la più «ideale» che abbia mai sognato il capitalismo occidenta– le. La tc:,i di Kàrdcli ha un certo \'3• !ore di logica e di probabilità, ma solo per un futuro relativamente lontano. Però potrebbe avvenire un diversi\"O Lslrcmamcmc importante se si reali,. zassc un grandioso ed autonomo comu– nismo asiatico, come appunto fa tra– \edcrc, fra tante altre recriminazioni, la lettera cinese del 14 giugno 1963. L:.1 « tigre cli carta,. come i cinesi hanno bai lczzato la bomba atomica, è proba– bile che faccia già parte dei loro ar– mamenti: i! \"ero che la loro miseria è immensa, ma è anche nro che il loro spirito guerriero è altrettanto im– menso ... Per ora, pcrò, fra tutti i colpi più te– merari che la Cina è disposta a gioca– re, quello di un urto armato con la Russia è proprio runico al quale non sembra voglia ricorrere. Forse è più fa. cilc che pensi ad un atto di scusa, o addirittura di umiltà, da parte della !-ua polente compagna, in un giorno non tanto lontano, quando i sovietici si accorgeranno di essere stati amara– mente giocati dagli occidentali. Ma i russi sembrano sicurissimi dei fatti loro, e la loro Jettera-risposta fatta per– venire ai colleghi di Mao, non manca cli vigore dialettico e di energia. L'atomica non spaventa affatto i ci- nesi; un tale stato d'animo può scatu– rire dagli strati piu profondi di una particolare psicologia collettiva, sopral– tutto dalla mentalità dei popoli orien– tali, con la loro sconcertante indiffe– renza ,·erso la morte, la qu: :i.le , nel mc.' dcsimo tempo, di\'icnc una indefinibile indifferenza verso la vita, cioè qualco– sa di ibrido, un proceclcrc cieco, senza nome, privo di mete incoraggianti e di aneliti fecondi. D'altronde, il problema a~iatico in ge. nere, con riguardo alla sua impressio– nante espansione demog1·afica (la qua– le, in ultima analbi, finisce col preme– re inesorabilmente anche ~ui proble– mi politico-militari) non rappresenta un pericolo serio soltanto per la Rus– sia o per la Cina, ma anche per l'inte– ro mondo, giacchè potrebbe giungere un momento in cui una simile espan– sione, sfuggendo ad ogni controllo e ad ogni possibilità di rimedio, per do– minarla o per risoh•erla come proble– ma umano ed economico, dovrebbe es– sere presa, comunque e seriamente, da tutte le altre forze del mondo. Entro cotesta visione, le iniziative della F.A.O. (l'associazione mondiale, la quale, almeno nelle intenzioni, vor– rebbe attenuare la fame che è cronica per un miliardo di persone), sia pure dopo il congresso inrernazionale, tenu– to di recente, diventano pressochè in– significanti ed anche un po' ridicole: come la pretesa di vuotare il mare a forza di secchi. li problema d'altr·:i parte, impressiona anche gli stessi di– rigenti asiatici, i quali però al tempo stesso, comprendono, - quasi come una sorta di paradosso! - che questo è l'unico modo per imporsi come po– tenze politiche e militari. Opinione cer– tamente pericolosissima, e pregna d'in- 459
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